Tutto bene quel che resiste. E che non finisce, bene o mal che vada. In ogni caso, il minimo comune denominatore è quel meraviglioso zero a fine partita: zero gol subiti, (quasi) zero occasioni concesse, zero pericoli accorsi ad occupare le spalle di Szczesny.
E no, non è poco: ancor meno se le tue certezze offensive vengono meno, a dispetto dei numeri. E no, non è poco: figuriamoci se è uno scontro diretto, e se Allegri ha cambiato tutto un reparto che filava così bene.
RESISTENZA
La Juve era superiore, la differenza è stata chiara. Eppure il Genoa ha provato a reagire, a farlo anche davanti alla bellezza di una squadra che si muove su meccanismi oliati e ben portati avanti dalle cosiddette seconde linee. Qualche insidia si era nascosta, ma i bianconeri hanno dato tutto: tecnicamente, con la giusta intensità, con un ritrovato Dybala. Concedere diventa allora un mal comune per un totale ‘gaudio’, e la notizia più bella – oltre al ritorno di Paulo – è proprio quella solidità pazzesca messa nuovamente sotto contratto.
E RUGANI?
Le cose semplici, banali, ma sempre efficaci: a Rugani è stato chiesto solo questo. Mittente? Massimiliano Allegri. Il ritorno di Daniele tra i titolari è però un duro colpo al futuro: poco cinico e talvolta impacciato su Centurion, quando sale Laxalt finisce per soffrire pure lui. Di certo, non è aiutato da un Barzagli in versione ecodiesel. Ecco: chi si chiede motivi, chi insiste nel farlo, vada a rivedere gli ultimi novanta minuti di puri anticipi di Benatia. Capirà. E continuerà a chiederselo, ma con accezione diversa: e Rugani?
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