Sembra quasi inutile continuare a tesserne le lodi, ma è un dato assoluto che Allegri continui ogni anno a stupire. Le doti da organizzatore tattico sono indubbie, quello che ogni stagione viene sempre più in risalto è la sua capacità di gestione delle difficoltà.
SARRISMO? NO GRAZIE
Se è vero che lo stile di gioco del Napoli è identificabile nei dettami del suo tecnico, inquadrabili in una configurazione tattica ben precisa, lo stile della Juventus è vario, cangiante, mai uguale a se stesso. E forse è proprio questa la forza della squadra plasmata a immagine e somiglianza del suo allenatore: camaleontica, imprevedibile. Tiki Taka? No grazie. Piuttosto solidità, cinismo, ordine. Se il Napoli non può prescindere dal suo gioco spettacolare e non riesce a non rendere la bellezza del gioco una condicio sine qua non dei suoi successi, per la Juventus è più di tutto importante trovare la consapevolezza di sé, il resto viene naturale.
Ed è proprio questa la difficoltà che si presenta ogni anno: ritrovarsi. Riappropriarsi della condizione di squadra vincente, rinnovarla e riproporla sotto una nuova luce. Sarrismo? No grazie. Piuttosto l’Allegrismo, che è più una condizione psicologica. Tattica, sì, anche, ma per lo più motivazionale, gestionale. All’inizio dell’anno la squadra bianconera viene sempre data per spacciata, salvo poi riprendersi tutto quel che è suo (semicit.) a stagione in corso, solitamente proprio in questo periodo dell’anno. Perché, proprio come una grande azienda, la Juventus lavora sul lungo periodo più che sul breve.
RINNOVARSI, SEMPRE. CHAPEAU AD ALLEGRI
I frutti di un lavoro ben strutturato rendono meglio se raccolti più in là, quando tutti meno se lo aspettano, verrebbe da pensare. Ma tutto ciò, però, non è così scontato. Per questo il lavoro di ”Acciughina” acquista risalto sempre di più ogni anno che passa. Riuscire ad entrare nella testa dei calciatori con l’invasività che gli è propria, riuscire a controllarne la condizione atletica a piacimento, a gestire le situazioni di difficoltà con la calma olimpica che gli appartiene. Questo vuol dire essere maestri. Rinnovarsi migliorandosi e migliorare rinnovandosi: mantra assoluto. La Juventus di inizio anno era data per non candidabile alla corsa scudetto, forse addirittura più spacciata di quell’annata disgraziata di due anni fa – con i 12 punti in 10 partite, per intenderci -, il che è un paradosso. Adesso i Campioni d’Italia hanno ripreso a far paura, ma davvero.
La partita di Bologna ha messo in risalto una fame sconsiderata di successi, una solidità che ha confermato le prestazioni in netta risalita viste contro Napoli e Inter. Dopo il capolavoro fatto nel recuperare Higuain stiamo assistendo ad un lavoro di pregevole fattura su Benatia – nel suo miglior periodo da quando veste bianconero. Douglas Costa infermabile, la qual cosa non può che essere frutto della gestione misurata e attenta che il tecnico opera con ogni nuovo acquisto.
La flessione di Dybala, poi, è solo passeggera. Il tecnico ex Milan non è preoccupato, sa già come gestire il suo diamante grezzo, tecnicamente e mentalmente. Le vittorie non provengono solo dal bel gioco, ma da una gestione mentale programmata e maniacale. Se vogliamo, anche da un eclettismo tattico invidiabile, caratteristica di pochi allenatori sulla scena internazionale. L’attenzione al dettaglio deve essere fondamentale, nulla deve essere lasciato al caso. Rinnovarsi e migliorarsi: è difficile, sì, ma Allegri ci riesce sempre, stupendo ogni volta. Chapeau.
Vincenzo Marotta
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