Umiltà, testa e cervello, quello di Allegri, battono il Napoli, imbrigliato nella morsa bianconera. Ecco come analizza la partita di ieri sera Guido Vaciago, stamattina su ‘Tuttosport’:
“(…) Il Napoli è forte prima di essere bello e ha giocatori di altissima qualità, ma deve trovare una maggiore cattiveria e, possibilmente, un modo alternativo di costruire la fase offensiva, perché nel momento in cui l’allegrata del San Paolo ha intasato il traffico nei punti nevralgici, i piccoletti del Napoli sembravano automobilisti bloccati in autostrada”.
“Allegri ha dato una lezione a Sarri e, in una sola notte, la Juventus potrebbe aver sgretolato molte certezze in casa napoletana. Più della classifica e dei distacchi, bisognerà contare i segni lasciati da questa sconfitta nell’anima del Napoli: la ferità profonda, ma può rinforzare il Napoli (se impara la lezione) o mandarlo alla deriva psicologica”.
“La Juventus, invece, ne esce con le idee più chiare sul perché ha vinto gli ultimi sei scudetti e su come si fa la grande squadra. È anche una lezione di umiltà (…) dopo che qualche piccolo peccato di presunzione ne aveva rallentato la corsa in campionato”.
“Lascia che i terzini Hysaj e Rui scorrazino liberi (…) concentrando le forze difensive nel mezzo dove i due esterni sono costretti a crossare, all’interno di una foresta gialla di lungagnoni juventini”.
“(…) Umile è la pazienza con la quale la Juventus cerca di uscire dal pressing alto del Napoli, a tratti asfissiante. La calma è la chiave, ma i bianconeri hanno la concentrazione dei forti. (…) E ne vale la pena, perché il punto debole del Napoli si colpisce superando quel primo sbarramento e trovando gli spazi per burrosi contropiede”.
“(…) Il giochino di saltare lo sbarramento alto del Napoli riesce, con lo scorrere della partita, sempre meno. Così gli uomini di Allegri si trovano a giocare la ripresa in stato di assedio: due trincee ben organizzate davanti a Buffon e rarissime incursioni nella metà campo del Napoli. Parlare di sofferenza forse è eccessivo, ma sono certamente quaranticinque minuti di sacrificio provinciale, nella migliore accezione che si può dare al termine, anche perché grossi rischi non ne corre”.
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