Il climax bianconero rischia quasi di culminare nella rimonta insperata, ma la discesa è l’archetipo della Juventus con le scorie gallesi. Mentalmente debole, con crepe decise e rimedi poco scontati: c’è da lavorare, senza la certezza, ovviamente, di riuscire.
“L’alibi di chi non vince mai”
Il primo tempo di Marassi s’è sviluppato in una sola metà campo – quella della Samp. La sfortuna è un alibi che chi vuole vincere deve fuggire.
Ecco perché, invece, i bianconeri devono riflettere sulla scarsa precisione sotto porta.
Dubbi sul Var a parte, i bianconeri non sono riusciti a imprimere il proprio marchio sulla partita. Cosa che, appena qualche mese fa, risultava semplice.
Una grande squadra sa controllare, colpire e congelare – evitando, possibilmente, di soffrire. Ma questa versione della Signora sembra la brutta copia di una vice-campione d’Europa.
Basta una Samp “normale”
Una Sampdoria perfettamente organizzata – a proposito: applausi a Giampaolo – può davvero ridicolizzare la Juventus così?
Senza fare niente di straordinario. Nessuna impresa, prima che se ne inizi a parlare. Ordine e cinismo, oltre a una buona dose di talento.
Il gol di Duvan Zapata, dopo un buon inizio bianconero di secondo tempo, ha spezzato le gambe alla Juve. Qualcosa che, fino a un anno fa, raramente capitava. La frequenza di questa stagione, invece, preoccupa.
Cos’è che non va…
Modulo, uomini, testa: difficile trovare l’anello debole. Più facile tracciare un disegno accennato di ciò che non va.
L’intensità, prima di tutto: la Juventus dà, troppo spesso, la sensazione di giocare sotto ritmo. Manca l’aggressività e la fame e, secondo voci di corridoio, lo stesso Allegri lo avrebbe sottolineato.
Gli undici in campo, tuttavia, sono comunque – sulla carta – superiori agli altri. Anzi, in realtà, si dovrebbe parlare di almeno tredici-quattordici.
Ma qualche domanda sorge spontanea: Lichtsteiner e Mandzukic, per esempio, possono stare in panchina?
L’evidenza sembra suggerire di no. Ma il croato, oltre a sporadiche prove all’altezza, è stato tutt’altro che un valore aggiunto, mentre sullo svizzero è bene sorvolare. (Basta guardare quanti gol subiti dalla Juventus lo vedano protagonista).
La concentrazione, il cinismo, la voglia di vincere delle ultime stagioni sembrano svanire al primo ostacolo.
Mettere un punto
Allora, da cosa ripartire?
Dalla reazione finale, che ultimamente era mancata. Lo spauracchio dello svantaggio aveva sempre fatto piombare la Juve in un abisso d’incertezza. Anche oggi, a dire il vero, ma i respiri finali fanno ben sperare.
E sottolineano, una volta di più, l’importanza di Gonzalo Higuain. Vero leader, dopo la crisi esistenziale vissuta, che sa benissimo di essere a un turning point della sua carriera. Non tutti si sarebbero presi il dischetto con quella leggerezza.
Ha sbagliato, tanto, anche lui. Ma il suo fuoco negli occhi – l’unico a rincorrere con costanza – è quello a cui guardare per risalire.