“Gli attacchi vincono le partite, le difese vincono i campionati“. Impossibile attribuire ad un solo autore questa citazione già sentita e risentita. Difficile, ma non inammissibile, invece, obiettare: l’eccezione è sempre lì dietro l’angolo pronta a sbucare quando meno la si aspetta. Di solito però la fantomatica frase pluricitata ci azzecca. Analizziamo nel dettaglio le ultime sei stagioni di Serie A dominate dalla Juventus. Nel primo anno di Conte la Juventus chiuse con soli 20 gol al passivo. Via via col passare degli anni divennero 24, 23, 24, 20, 27. Inutile dire che, in ognuna di queste annate, la Signora distaccò abbondantemente la difese delle avversarie. Solo nella stagione 2013/2014 la Roma riuscì a tediare la corazzata bianconera, subendo soltanto 25 gol in 38 partite.
UNA MEDIA GOL CHE PREOCCUPA
Attualmente la Juventus ha subito 11 reti in 12 partite. La media è a dir poco preoccupante: la Juventus subisce – per l’esattezza – 0.92 gol per gara. Se l’andazzo dovesse rimanere tale, la Juventus alla trentottesima giornata chiuderebbe con addirittura 35 gol al passivo. Durante l’egemonia bianconera nel massimo campionato italiano, la seconda classificata ha di media subito 32,5 gol (38, 32, 31, 25, 36, 33) mentre la terza 38,5 (39, 41, 38, 39, 39, 35). Premettendo che i numeri non si rivelano mai una scienza esatta e spesso lasciano il tempo che trovano, la Juventus vista sin qui si piazzerebbe esattamente tra il secondo ed il terzo posto. Utopia vera e propria: non esistono più neanche le mezze stagioni, figuriamoci i mezzi piazzamenti. Quel che è certo però che, a meno di eccezionalità, la Juventus non chiuderebbe davanti a tutti il 20 maggio.
L’ANOMALIA DEI CLEAN SHEET
Il dato sui clean sheet è invece particolarmente significativo. Su 9 vittorie, la Juventus ha fin qui collezionato 5 vittorie senza subire reti. Paradossalmente queste sono arrivate contro squadre di medio-alta classifica (Fiorentina, Milan, Torino, Chievo e Cagliari, unica eccezione). La combo “Vittoria Juve + gol” è arrivata invece contro squadre che occupano stabilmente i bassifondi della classifica (Genoa, Sassuolo, Benevento, Spal). È evidente, dunque, che i limiti della difesa bianconera – più che strutturali – derivano da uno spiccato deficit d’attenzione.
Anche ieri Allegri lo ha ribadito in conferenza stampa. “Mai sottovalutare gli avversari, il Frosinone insegna che nulla è impossibile“. Pure quest’oggi la Juventus, nonostante i suoi 120 anni, si rivela una bimba dispettosa e disobbediente. Il Benevento punisce al primo svarione concesso dalla difesa juventina e questo non può certamente far piacere al mister bianconero. Anche dopo il vantaggio siglato da Cuadrado la retroguardia bianconera fa correre qualche brivido sulla schiena dei 40 mila dello Stadium, difendendo in modo disordinato durante i pochi attacchi dei giallo-rossi. Al 91′ poi il fantasma di Blanchard torna a farsi vivo: il calcio d’angolo nei minuti finali del Benevento non può che riportare alla mente quel tragicomico evento passato poi alla storia. Niente Frosinone culone però: stavolta Benevento fa rima soltanto con spavento. Paradossalmente nel pomeriggio in cui fatica contro il fanalino di coda, la Juventus recupera due punti preziosissimi sulle due dirette rivali per lo scudetto. Affinché quel trofeo venga sollevato da Buffon è però necessaria una svolta. “Suo figlio non si impegna ma potrebbe”.