Complottismo che si fa propaganda anti-juventina: una storia tutta italiana

È inevitabile, fa parte della natura intrinseca dell’anti-juventino. Perennemente schiacciato dalle ineccepibili prove sul campo dei pluricampioni d’Italia, il tifoso non-bianconero si rifugia nei loro – rari – insuccessi, o quando risulta proprio impossibile trovare una sconfitta cui appellarsi si affida al complottismo. Una sponda facile, un’amica fidata. La critica (per nulla costruttiva) di matrice complottista consente di saziare la propria fame di ingiurie. Consente di colmare le proprie mancanze, o comunque quelle che provengono dalle delusioni che la propria squadra riserva. È una questione di sportività, nulla di più. Se la Juventus vince non è mai con merito, citando integralmente i più accaniti sciacalli del pallone. Se la Juventus perde è perché non è riuscita a ”rubacchiare” qualche punto.

NON C’È TRUCCO E NON C’È INGANNO

L’ultima delle trovate della massoneria dei tifosetti da bar ha quasi del clamoroso. L’asse Torino-Sassuolo è sempre molto caldo per via delle varie trattative di mercato che vengono concluse tra i bianconeri e i neroverdi. Prestiti di giovani, promesse di acquisto, prelazioni, il tutto condito da un rapporto di stima reciproca tra Agnelli e Squinzi. Un rapporto non meno intenso, però, rispetto a quello che intercorre tra Genoa e Milan, su cui nessuno si è mai scomodato di sindacare. Sulla base del buon sangue che scorre tra Juventus e Sassuolo si è strutturato il complottismo di nuova generazione, quello secondo il quale la squadra attualmente allenata da Bucchi nei confronti con i bianconeri si ”scanserebbe” costantemente. Il fatto che gli emiliani si approccino in maniera molle ai match contro la Juventus sarebbe testimoniato, in primis, dalla mancanza perenne di Berardi nell’undici titolare.

Il talento calabrese, però, contro la Signora non ha mai giocato per problemi fisici, peraltro certificati. C’è poco complottismo negli otto punti di sutura con cui sono state ricucite le ferite al piede che gli hanno impedito di prendere parte all’ultimo match, ma forse qualcuno è arrivato a pensare anche ad una macchinazione mediatica ad hoc. Comunque, senza Berardi la Juventus ha vinto 3-1 con una prova sontuosa della sua stella più brillante. Gli avversari hanno fatto poco per arginare la Joya argentina? Difficile pensare che quelle tre perle siano state facilitate da un presunto atteggiamento troppo molle da parte degli avversari.

Anzi, i malpensanti dovrebbero piuttosto andarsi a rivedere gli highlights per capire che solo grazie ad un eccelso (come sempre) Buffon Falcinelli non ha ristabilito la parità dopo il primo gol di Dybala. Non c’è trucco e non c’è inganno: ieri la Juventus ha meritato la vittoria perché dispone del giocatore più forte della serie A. Prescindendo dalle classiche dormite difensive, con Berardi o con un atteggiamento più aggressivo sarebbe finita su per giù allo stesso modo.

L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA

E poi c’è Napoli-Benevento. Primo derby campano in serie A dopo chissà quanti anni. Dopo 28 minuti è già 4-0. L’allarme però non scatta: nessun complotto in atto. Eppure il Benevento oltre a rivendicare la natalità di San Gennaro non ha fatto altro. La partita si è chiusa con appena quattro tiri e sette falli, di cui due in area: una miseria. Una dichiarazione di resa incondizionata praticamente. Però parliamo del Napoli, mica della Juventus. Il Benevento non si è scansato, non ha facilitato la vittoria dei partenopei. Ed è giusto così, è verissimo.

Guardare l’altra faccia della medaglia consisterebbe nel non fare distinzioni di sorta e non demonizzare tutto ciò che inerisce al mondo Juventus. Con le maglie bianconere i giocatori del Napoli, dopo il sei a zero sarebbero stati vittima di ingiurie gratuite, e con essi anche la società ”ladrona” e i tifosi, sostenitori delle lobbies dei potenti. La verità è una: è calcio, è sport, e in quanto tale prevede la presenza di squadre più forti e squadre più deboli. Se il Napoli è nettamente (e meritatamente) più forte del Benevento è giusto che anche alla Juventus vengano riconosciuti i meriti di un gap tecnico palese. Se poi vogliamo discutere di quanto questo Benevento, così come il Verona di oggi e il Pescara dello scorso anno, si stia dimostrando inadatto a questa serie A, beh, facciamolo pure, ma non è questa la sede adatta…

 

Vincenzo Marotta

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