Vittoria straripante per la Vecchia Signora al Mapei Stadium, con un protagonista assoluto: Paulo Dybala. Ma se per la Joya le parole da spendere vanno oltre il vocabolario terrestre, c’è da soffermarsi sull’altra faccia della medaglia d’attacco bianconera. Quella su cui c’è stampato il volto di Gonzalo Higuaín.
MAL DI… TESTA
Partito come al solito con i suoi problemi di condizione, Higuaín ha fatto di tutto per ritornare subito in forma. Niente convocazione con la sua Argentina, tempo per dedicarsi soltanto al bianconero e al recupero della condizione: eppure, anche oggi qualcosa non va. Anzi, più di qualcosa. Perché l’Higuaín sceso in campo oggi contro il Sassuolo sembrava l’ombra di se stesso. Inconcludente, impreciso, a tratti spaesato e sempre, costantemente nervoso. Ed è sicuramente questo il problema fondamentale del numero 9 della Juve. Una tenuta mentale che manca, che condiziona le prestazioni e che, invece di caricarlo in positivo, lo scarica totalmente. Non era il fastidio alla caviglia di cui si lamentava a tratti il problema, ma un problema di testa. L’attaccante rapace e dal tiro fulmineo che conoscevamo sembra ora lasciar spazio ad una controfigura col broncio e che ce l’ha col mondo intero. In primis con se stesso.
COSI’ NO
La voglia di migliorarsi, di segnare, e di essere protagonisti è una delle prerogative fondamentali per un campione. Ma c’è una netta differenza tra la voglia di vincere ed il semplice, irritante nervosismo. Higuaín, in questo momento, è un giocatore irritante ed irritato. Ed un uomo del genere, per la Signora, non è indispensabile. Lo stesso Allegri lo ha ripetuto espressamente: “Deve stare sereno”. Ma della serenità quest’oggi nemmeno l’ombra. Cerca dribbling impervi, giocate difficili, si perde in se stesso e in movimenti macchinosi. No, non è proprio quel che serve. Non è proprio quel che gli serve. Chi troppo vuole nulla stringe, ed oggi Gonzalo ha voluto davvero troppo. Cercava il gol ad ogni costo e l’unico risultato è stato quello di sbagliarne uno a tu per tu con Consigli. Poi un tiro altissimo da posizione interessante e tanti cari saluti. Giusta, anzi, sacrosanta la sostituzione al 78′, che è stata la miglior cosa della sua partita. Forse è proprio questo che ci vuole per darsi un po’ di tregua.
Perché la calma è la virtù dei forti. E oggi, caro Pipita, forte non lo sei stato per niente. Aspettando di rivederti segnare, stavolta, serenamente.