Salve sono Matuidi e, per favore, non chiamatemi rimpiazzo

Quando sei francese e arrivi a giocare nella Juventus inevitabilmente si genera una magica e inspiegabile alchimia. È successo con tutti i grandi nomi: da Platini a Trezeguet, da Deschamps a Evra, da Zidane a Pogba. Ciascuno di loro ha costituito un tassello fondamentale per la costruzione delle grandi vittorie del club bianconero e con ognuno si è creato uno splendido rapporto fondato sul rispetto e sulla professionalità. Un legame che spesso ha valicato i limiti del mero rapporto tra società e giocatore, divenendo condizione intrinseca di vita. Lo sa bene proprio Trezeguet, vittima di un destino beffardo che inscindibilmente legato alla sua professione di calciatore bianconero. E così, davanti al suo compagno Buffon, quel nove luglio, il fatto che lui rappresentasse in qualche modo la Juventus – in quel periodo più che mai in difficoltà – gli fece calciare involontariamente il pallone un po’ più in alto del dovuto, regalando la più grande gioia possibile ai suoi colleghi/avversari.

Non si può controllare. È un odi et amo perenne, quello fra francesi e Juventus. I transalpini hanno amato (e amano) la casacca bianconera e i tifosi ne hanno amato (e ne amano) allo stesso modo le magie, l’estro, la professionalità. Identicamente, quando in ballo c’erano gli interessi delle rispettive nazionali, l’amore incondizionato cedeva il passo all’irrefrenabile odio nei confronti degli avversari di sempre. Così è stato e così sarà, sempre.

PIACERE SONO MATUIDI, BLAISE MATUIDI

L’ultimo ”galletto” arrivato in casa Juventus ha suscitato reazioni contrastanti. Qualcuno aspettava il colpo alla Kroos, il nome ridondante da far tremare tutte le concorrenti, qualcun altro ha accolto il numero 14 con entusiasmo e speranza. Venerdì l’ufficialità, sabato pomeriggio l’esordio: qualche minuto contro il Cagliari a partita già archiviata per mettere minuti nelle gambe. E poi la presentazione, oggi pomeriggio, durante la quale ha espresso parole che sanno di consapevolezza e di entusiasmo. Consapevolezza dell’onere cui è sottoposto ed entusiasmo di iniziare un’avventura difficile ma che, se affrontata con il piglio giusto, non potrà che regalare grandissime soddisfazioni. E poi umiltà, tanta. Quella necessaria ad approcciarsi ad una squadra che ha intrapreso un percorso di miglioramento perenne e che non può permettersi giocatori superbi che escano fuori dal coro.

“(La Juventus) È una grande società che vuole sempre vincere. È stato naturale venire in questa squadra, ci sono tanti giocatori importanti e io sono felice. La Juve è una famiglia, non ho mai avuto il minimo dubbio sul fatto di venire qui – ha dichiarato Blaise nella conferenza di presentazione (ReLive qui) -, è una nuova avventura, una sfida. I compagni mi hanno accolto bene, e troverò velocemente un’intesa con loro. La Serie A è un campionato molto competitivo a livello tattico. Dovrò adattarmi in fretta, ma grazie ai compagni migliorerò velocemente. Sono in una squadra ambiziosa, esattamente come me”.

TATTICISMI

Regista nella mediana del 4-2-3-1 o mezz’ala nel 4-3-3, Blaise Matuidi può fare entrambe le cose, così come ha precisato oggi ai microfoni della sala stampa: ”Sarà il mister a fare le sue scelte. Io mi metto a disposizione”. Guai a chiamarlo rimpiazzo, piuttosto meglio definirlo una versatile alternativa in grado di poter essere funzionale in entrambi i moduli. Il vice campione d’Europa non vuole e non deve essere etichettato come la seconda scelta di Tolisso. Il suo compito è quello di fare il lavoro sporco a centrocampo. Poi se dovesse presentarsi la necessità, vada anche per il 4-3-3.

ULTIMO DI UNA LUNGA STIRPE

“Ho parlato con Deschamps, il mio CT. Mi ha rassicurato sul mio nuovo club. Mi ha parlato solo bene della Juve. Tanti francesi qui sono stati un orgoglio. Tutti fortissimi e importanti. Spero che anche per me sia così, anche perché sono veramente orgoglioso di loro”. Il numero 14 è consapevole del peso dell’eredità che grava sulle sue spalle. I francesi bianconeri sono sempre stati vincenti e lui non può e non deve essere un’eccezione. La posta in palio è ampia, la Champions attende e lui non può esimersi dall’esserne un protagonista: ”Dobbiamo lavorare per dare il massimo. La squadra sta facendo grandi cose. Tutti sognano la Champions, ma ci vuole gran lavoro dietro”. 

Un francese per sfatare il tabù della massima competizione europea. Sarebbe il perfetto elogio ad una dinastia di campioni marchiata a fuoco nella storia del club e in cui l’ex Psg vuole a tutti i costi essere inserito. In bocca al lupo, quindi, a Blaise Matuidi, l’ultimo dei francesi bianconeri. E guai a chiamarlo rimpiazzo.

 

Vincenzo Marotta

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