Certe serate vanno così. La forza dell’orgoglio ce la mette tutta, ma basta una frazione di secondo per riportare tutto nella direzione sbagliata, opposta. Su quella strada che sembrava già essere scritta, poi in un attimo invertita, ma alla fine chiusa. La Juventus perde il primo trofeo stagionale, dopo una gara dalle mille emozioni, allo scadere. In una partita strana quanto poco positiva per i bianconeri che sono apparsi un po’ fuori tempo, un po’ fuori forma. Troppa staticità, troppi errori personali e troppo poco feeling tra i reparti. Alla fine, la Lazio ha alzato la Coppa al cielo e la Juventus ha cercato di scaricarsi addosso le scorie di una serata poco brillante. Non per tutti. Almeno.
L’UNICA STELLA BELLA: PAULO DYBALA
C’era qualcuno, infatti, che viveva questa gara come un secondo debutto. Qualcuno che, da stasera, sulle spalle porta un numero che pesa, come un macigno. Paulo Dybala e la sua numero 10: l’inizio di una storia d’amore bellissima. Peccato solo sia iniziata con una sconfitta che macchia, solo un po’, una prestazione da applausi dell’attaccante bianconero. L’unica stella bella, l’unico in grado di dare una scossa a una squadra che sembrava, ormai, aver rinunciato a lottare per portare a casa il trofeo che dava ufficialmente inizio alla stagione.
Ma il talento non le tiene le catene. Nemmeno quando tutto il resto non va, nemmeno quando la squadra ti aiuta poco e male. Basta una punizione da capogiro per dare il via a quella che sembrava avere tutta l’aria di una rimonta. Poi le cose sono andate diversamente, poi non è bastato nemmeno il secondo gol di Paulo su rigore a cambiare le cose. Poi ci ha pensato il giovane Murgia a riportare la partita su quella direzione che aveva preso all’inizio della serata. Ma una reazione c’è stata, un tentativo, almeno, è stato fatto. Perchè cambiare strada non è facile, ma se ti chiami Paulo Dybala puoi farlo in meno di 5 minuti.
Che poi non è bastato, ma diventa relativo. Quello che fa ben sperare, è tutto ciò che in quei 5 minuti è stato fatto e tutto quello che si può ancora fare. Quello che fa sognare, è un giovane, quanto forte, argentino che si è preso la squadra sulle spalle, stasera, come se non bastasse quell’enorme peso dato da quel numero sulla maglia di chi ha fatto la storia. Quello che fa danzare, è la facilità con la quale tira fuori dal cilindro certi numeri. E le sue punizioni pungenti. E il suo piedino fatato. E la sua faccia da bambino.
Paulo Dybala riesce a dipingere anche dopo le sconfitte. Riesce a far vedere con occhi diversi una serata da dimenticare. Perché se la teoria del bicchiere mezzo pieno non riesce a convincervi, provate a riguardare i suoi 5 minuti di fuoco. Resterà un po’ di amaro in bocca, ma quella dolce sensazione di stupore sarà più forte. Con una stagione davanti, un nuovo numero sulle spalle e una voglia matta di onorarlo.