Mentre la ricerca del centrocampista continua, e pare finire in Francia, una domanda sorge spontanea:
Ma come siamo arrivati qui?
Si deve tornare a Berlino, la sera del 6 giugno 2015. È l’ultima di Andrea Pirlo, ma si sapeva: lascia in lacrime, al momento giusto. È l’ultima di Arturo Vidal e quell’addio, no, non era previsto. Si aprirà, infine, la stagione da ’10’ di Paul Pogba, che sarà quella del ritorno a Manchester.
Da quella sera in poi, finisce l’era di quel centrocampo. Un centrocampo – tra i più forti del mondo, se non il più forte – che ha vissuto lo stesso percorso che ha interessato la BBC. Tempistiche e motivi diversi, ma la sostanza più o meno è la stessa.
Pirlo, oltre con l’età, ha iniziato a pagare il deficit fisico/atletico. Vidal, forse anche per motivi extra-calcistici, nell’ultima stagione alla Juve ha fatto poco, e male. Pogba, che sarebbe dovuto essere il pilastro (come Bonucci), è andato via.
C’è l’eccezione Marchisio: ha vissuto l’evoluzione in mediano – che gli ha regalato anni di carriera, ma tolto gol. Appunto, però, è un’eccezione: così come lo era quel reparto.
Si può ricreare un reparto così?
Creare un centrocampo così era oggettivamente difficile, anche perché era formato da:
- 2 outsiders diventati fenomeni: Vidal e Pogba;
- 1 parametro zero che aveva dato tanto: Pirlo, che poteva andare così come fallire;
- 1 Primavera che è esploso definitivamente: Marchisio.
Insomma: è impensabile ripetere un’esperienza del genere. O, almeno, ricrearla a tavolino: nella composizione sono entrati fattori che non sempre girano a favore. È un po’ come al fantacalcio, quando ti ritrovi ad azzeccare tutte le “scommesse”.
Per un anno ti va bene. Se l’anno dopo li volessi tutti di nuovo, però, ti costerebbe un occhio della testa. La Juve, oggettivamente, non può permettersi di comprare 3 del livello dei migliori Pirlo e Vidal e di Pogba.
Ha avuto la fortuna, e la bravura, di ritrovarsi in squadra quattro dei migliori centrocampisti al mondo – spendendo praticamente niente.
Ma perché quel centrocampo era così forte e decisivo?
Ovviamente, la loro qualità e quantità è stato l’elemento-chiave di una Juve nuovamente vincente. Dimentichiamo, spesso, un dettaglio: era un centrocampo che portava tantissimi gol.
Gol che hanno spostato partite e stagioni. Gol che non hanno fatto pesare l’assenza di attaccanti di peso. Ora, è difficile ricordarli tutti: ma viene in mente il gol di Vidal contro il Torino, sotto la pioggia. (C’è da dire, però, che l’ultimo Vidal bianconero era una copia sbiadita di quello delle stagioni precedenti).
Inoltre, sono una élite – se esistono – i registi al livello di Pirlo. Vidal è, forse, l’esempio più riuscito del moderno centrocampista box-to-box. E talenti come Paul Pogba sono rari. Da questa considerazione, ci dovremmo domandare:
Quanti ce ne sono di questo livello?
E torniamo al discorso di prima: pochi, davvero pochi. Ecco perché prima dicevamo che un centrocampo composto da Pirlo, Vidal, Pogba e Marchisio è un’eccezione.
In un mercato in cui Naby Keita – ottimo centrocampista, non un fenomeno – viene valutato 85 milioni di euro, sarà difficile rivedere 4 così forti insieme alla Juve.
Servirebbero nuove scommesse vinte, che non nascono dal nulla. Bentancur e Mandragora potrebbero esserlo: per qualità tecniche e, soprattutto, mentali. Vanno sottoposti alla giusta pressione, che serve e rende campioni, senza cadere nell’ossessione.
Cosa fa la Juve nel mentre?
Il mercato degli ultimi due anni ha dato un segnale chiaro: si sposta la qualità in avanti. È un “gioco” che vale la candela.
Avendo comunque un ottimo centrocampo, è giusto cercare attaccanti capaci di aumentare il tasso tecnico in avanti. Ciò comporta una evoluzione del gioco bianconero, che dovrà essere sempre più veloce – più europeo, se vogliamo.
La palla dovrà rimanere meno tra difesa e centrocampo, più verso la porta avversaria. Un cambiamento che rischia di aumentare, e di molto, la pericolosità della Juve.