Eden o valle degli Inferi?

La Juventus ha da qualche anno ripreso la sua scalata nel gota del calcio nazionale ed internazionale. Dopo essere scesa in quello che per una Società così gloriosa non può che essere definito l’Inferno della Serie B, il lavoro certosino della attuale dirigenza ha consentito di ritornare lassù dove compete ai bianconeri. “Solo” dieci anni fa si calcavano i campi di Mantova e Rimini, peraltro meteore del campionato cadetto e subito ridiscese in gironi ancora più profondi, mentre meno di tre settimane fa si giocava la seconda finale di Champions League in tre anni.

MERCATO E DINTORNI

L’effetto sul mercato in termini di appeal sui calciatori è evidente. Appena tornati in serie A si faceva fatica a trovare giocatori disposti a prender casa a Torino, e faceva più il nome di alcuni senatori innamorati della Signora che non quello della Signora stessa. I calciatori puntano al top e in quel periodo la Juve era in completa ricostruzione. Un paio di stagioni discrete, il ritorno in Champions, due partite incredibili contro il Real Madrid dell’epoca con la doppietta di Del Piero al Bernabeu, poi l’incubo dei due settimi posti consecutivi. Da lì la risalita, coi sei scudetti consecutivi, tre coppe Italia consecutive, un paio di Supercoppe di Lega e come detto le due finali di Champions. Con il risultato che adesso i giocatori, o almeno buona parte di essi, fanno la fila per arrivare alla Juve e in certi casi si propongono direttamente (si vedano le voci su Aurier di queste ore). Chi gioca in Italia non ha dubbi: se la scelta è tra la Juve e qualcun altro, si opta per i bianconeri. E’ stato così per Schick, e almeno nelle intenzioni sembra esserlo anche per Bernardeschi e Keita, obiettivi più o meno reali di Marotta & Co. E lo è stato anche nel recente passato, se è vero che l’anno scorso sono arrivati Pjanic e Higuain da quelle che anche quest’anno si sono rivelate le uniche due vere concorrenti per lo Scudetto.

EPPURE…

Eppure non è sempre così. C’è anche chi passa e fugge, come il recentissimo caso di Dani Alves e chissà (ma tutto il mondo bianconero spera di no) forse anche di Alex Sandro. La situazione è però molto diversa dal passato più o meno recente. La motivazione per cui si sceglie di non arrivare o di lasciare la Juve prima era prettamente sportiva, adesso è quasi sempre economica. Prima si preferivano altre squadre per il blasone, adesso si preferiscono campionati più ricchi. Scelte lecite, per carità, anche a fronte delle dichiarazioni di facciata, ma che nel cuore dei tifosi devono fare meno male. Personalmente riteniamo più “grave”, forse offensivo, sicuramente sminuente quando si passava dalla Juve come trampolino elastico per lo slancio verso altri club ritenuti più importanti. Se un giocatore preferisse lasciare i bianconeri per il Real Madrid, il Barcellona o il Bayern Monaco perché ritenuti più forti, a nostro modo di vedere sarebbe molto più doloroso di chi invece sceglie altri lidi anche meno vincenti perché non bastano i già tanti milioni all’anno percepiti in terra sabauda. L’esempio recentissimo di Witsel che ha scelto l’esilio dorato del campionato cinese è sicuramente il più eclatante in questo senso. E non fatevi ingannare da quanto detto da Tolisso in questi giorni, che potrebbe sembrare un caso rientrante nella prima tipologia. Come riportato dal nostro Direttore Nicola Frega, la Juve era a meno di un passo dal giocatore fino a qualche mese fa. Quando si è cambiato il modulo passando al 4-2-3-1 la pista è andata via via raffreddandosi, non essendo il francese ritenuto idoneo per quel tipo di modulo. In sintesi, come avete letto su questo sito, è stata molto più la Juve a mollare Tolisso che non il contrario, anche se il gioco delle parti prevede che lui stia dicendo di non aver avuto dubbi appena saputo dell’interesse dei Bavaresi.

 

Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)

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