Ci sono dei retroscena nel mondo del calcio che diventano famosi molti anni dopo ai fatti accaduti. Un giocatore era praticamente preso, ma poi qualcosa si è inceppato; due società tengono nascoste trattative mai nate completamente. E uno di questi retroscena ha come protagonista il vicepresidente della Juventus Pavel Nedved.
IL FATTO
E’ l’estate del 2009. Nedved è ormai a un passo dall’addio al calcio. All’età di 37 anni ha capito che per lui la carriera è finita. Addio alla Juve, addio al calcio giocato: questa la sua decisione. Ma a farlo vacillare ci pensa José Mouriho, allenatore dell’Inter, il quale cerca di convincerlo a sposare il progetto nerazzurro. Nedved è in crisi: il suo sogno è la Champions League, e sa che quell’Inter può farcela. Inoltre, anche Lotito si muove per convincerlo a tornare alla Lazio, sua prima squadra italiana. Nedved chiede consiglio alla famiglia Agnelli: qualcuno non lo ferma, altri invece cercano di convincerlo a rimanere a vita in bianconero. Ma, alla fine, chi decide è uno solo, il protagonista della vicenda. E Nedved sceglie di dire ‘no’ a Mouriho, perché andare all’Inter sarebbe un tradimento verso la sua amata Juve.
LE PAROLE DI PAVEL
A confermare questa notizia è lo stesso Nedved che, ai microfoni di Tuttosport, rivela: “Mou sapeva che ero terribilmente attratto dalla Champions perché non l’avevo mai vinta, ma non funzionò. Lo avrei raggiunto in qualsiasi squadra del mondo ma all’Inter no, non avrei potuto farlo, mai avrei tradito la Juve. Non mi sono per niente pentito di aver detto no all’Inter. Però mi ha fatto piacere che sia Mourinho sia Moratti mi volessero, dopo la mia ultima stagione da calciatore, ritenendo che io potessi essere ancora utile a loro. Sono molto contento di aver fatto questa scelta perché non avrei potuto indossare un’altra maglia”.
Un attestato incredibile di affetto verso i colori bianconeri. Un affetto che non esiste più…
Simone Calabrese