Il sito ufficiale dell’Uefa ha sentito Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus, a proposito dell’incombente finale di sabato sera: c’è tanto di cui parlare in vista della Champions; non solo il Real, ma anche la stagione bianconera, il precedente infausto di Berlino e un po’ di sana sincerità toscana che il tecnico livornese regala sempre nelle sue interviste.
“Non so da cosa dipenderà una vittoria o una sconfitta, le finali vengono decise dai singoli episodi. Nel 2015, a Berlino, dopo 20 minuti, pensavamo di avere già perso; dopo il pareggio di Morata credevamo di vincere, ma alla fine perdemmo 3-1. Saranno 95 minuti, o forse 120, estremamente lunghi e affascinanti. Rispetto a due anni fa la squadra è cambiata in quasi tutti i suoi elementi, sono rimasti solo quattro o cinque giocatori. E’ cresciuta l’autostima, così come la consapevolezza dei nostri mezzi, dell’ambiente in generale. Dovevamo alzare l’asticella dopo aver vinto il quinto scudetto consecutivo, dopo aver raggiunto una finale di Champions League, vinto due Coppe Italia e la Supercoppa.
“Questa squadra aveva bisogno di obiettivi e stimoli maggiori. E il 4-2-3-1 è arrivato nel momento in cui ho capito che la squadra non poteva più andare avanti con il vecchio modulo per caratteristiche dei giocatori. Ho cercato di metterli ancora di più nei proprio ruoli e dare un pochino di spazio in più alla fase offensiva. Ho avuto tanti effetti positivi: i giocatori si sono divertiti molto di più ma alla fine c’è stata soprattutto tanta disponibilità a sacrificarsi per la squadra: è questo che fa la differenza. Avere tanti giocatori in attacco e un buon equilibrio in difesa significa costruire la base per arrivare alla vittoria. Competere con due grandi squadre come Roma e Napoli in campionato ci ha dato la spinta necessaria per arrivare in finale di Champions, perché dovevamo sempre mantenere la tensione alta in ogni singola partita. Se ti cala l’attenzione, qualcosa lasci per strada.”
“Se abbiamo imparato qualcosa dalla finale del 2015? Impari qualcosa tutti i giorni, figuriamoci da una finale di Champions! Solo in pochi riescono ad alzare quella coppa e non capita tutti gli anni di arrivare in finale. Negli ultimi tre ne abbiamo già giocata una e adesso ci sarà la seconda, ma stavolta dobbiamo mettere le mani sulla coppa.“