Una delle modifiche più rilevanti all’interno dello scacchiere di Zinedine Zidane, per forza di cose (prima fra tutte, l’infortunio di Gareth Bale), è stata l’inserimento di Isco alle spalle dei due attaccanti. Con questa mossa, l’allenatore transalpino è riuscito ad ottenere dalla sua squadra un maggior controllo della palla e dei ritmi, grazie ad uno che può esser tranquillamente considerato il trequartista per antonomasia, in quanto capace come pochi altri (viene in mente, per esempio, Ozil) di fungere da raccordo vero e proprio tra centrocampo ed attacco, con un movimento continuo in ogni direzione.
COLP…ISCO: A LEZIONE DAL MAGO
Muovendosi su tutto il fronte, in fase di non possesso il numero 22 spagnolo è anche bravo a piazzarsi spesso in posizione esterna (al lato sinistro di Kroos, per intenderci), anche se non è certo questa la migliore qualità del suo repertorio. Allegri stesso ha ammesso: “Con Bale sono più ordinati e meno fantasiosi, con Isco meno ordinati e più fantasiosi.”. E non è un caso che, all’interno dello spogliatoio madrileno, il suo soprannome sia proprio “Magia“. Da numero 10 alle spalle delle due punte, Isco ha iniziato ad incantare come non mai: i tifosi non sono rimasti indifferenti, reputandolo il giocatore dell’anno.
Isco alla Juve è stato (e, chissà, sarà) un tormentone di tante estati di calciomercato. Isco alla Juve sarebbe piaciuto a molti, forse a tutti i tifosi: è uno di quelli che, palla al piede, ti fa innamorare. Impressiona per capacità di verticalizzare e per il suo tocco vellutato fuori dal comune. Da buona furia rossa qual è.
In quest’edizione della Liga, Isco ha segnato 10 gol, creato 38 occasioni e servito 9 assist (delizioso quello d’esterno nell’ultima gara contro il Malaga). Numeri eccelsi, per uno che il titolare lo ha iniziato a fare tardi, vista la concorrenza spietata che c’è al Madrid. Raramente fallisce nel fondamentale del passaggio: quest’anno, la sua precisione è stata dell’89%. Niente male!
MA NON CHIAMATEMI SOLTANTO TREQUARTISTA: STUP…ISCO
Prima di essere impiegato stabilmente da trequartista – ruolo che, a onor del vero, ha sempre prediletto – Isco si è spesso disimpegnato (e bene) nella posizione di mezzala (a dire il vero, un po’ atipica), offrendo una valida alternativa a Modric in fase di costruzione. Risultato? Isco si è trasformato in un centrocampista a tutto tondo, estremamente duttile, bravo in tutte le fasi richieste dall’allenatore. Forse, per la prima volta, si può parlare di lui come un calciatore diametralmente cambiato: da trequartista, da mezzala o da regista sui generis, il giocatore statico e poco propenso al sacrificio per la squadra è una storia vecchia.
Va limato, però, un grosso difetto di base: troppo spesso, si trova a perdere un tempo di gioco per tenere la palla qualche secondo più del dovuto.
I VANTAGGI PORTATI DA ISCO
Con l’inserimento di Isco, persino il modo di giocare di Ronaldo (!) ha subito dei cambiamenti: anche nel Real, ormai non fa più l’ala pura. Sono stati cancellati i vecchi tempi di Manchester in cui cavalcava sull’out destro o sinistro del campo: adesso, CR7 è un centravanti puro. In questo nuovo ruolo, infatti, riesce a mettere a disposizione due qualità fondamentali: l’esperienza e la struttura fisica. E molto di questo è per merito del girovagargli attorno da parte del numero 22.
Una delle partite in cui più si è sentita l’influenza di Isco ai fini del risultato è sicuramente quella vinta in casa del Villarreal dello scorso 26 febbraio. E Isco non la cominciò da titolare: il minuto decisivo è il 58′, quando Zidane decise di mandarlo in campo al posto di Casemiro. Manovra bloccata col brasiliano, fraseggio fluido con lo spagnolo. 4-3-3 col primo, 4-2-3-1 col secondo. 2-0 con l’ex Porto in campo, 2-3 con l’ex Malaga. Che è subito decisivo: appena 5 minuti dopo il suo ingresso nella partita, ecco la grande apertura per Carvajal, dal cui cross arrivò la spizzata di Bale. Come se non bastasse, in occasione del gol decisivo di Morata, Isco decise di vestire (anche) i panni di giocatore di rottura: tackle scivolato di pregevole fattura ed efficacia per rilanciare l’azione che portò Marcelo a crossare per l’attaccante ex Juve.
Controllo di palla, progressione, capacità di liberare gli spazi per i crossatori: tutto questo è Isco Alarcon. Uno che è stato anche portafortuna del Real durante quest’annata: con lui in campo da titolare, le Merengues non hanno perso per più di 400 giorni.
L’ISCO DE NOANTRI
Per gli amanti dei paragoni apparentemente azzardati, eccone uno: in Italia un nostro Isco ce l’abbiamo. E non è Dybala. Dybala ama giocare sulla stregua di quanto insegnato da Messi nell’arco di questo decennio (poi sono anche entrambi sinistri). Pensando ad una mezzapunta che usa soprattutto il destro, ecco che Insigne rappresenta il profilo che più vi si avvicina.
Lorenzo nazionale non è più (nemmeno lui) un’ala-ciuco, vecchio stampo: non si limita a galoppare, ma gioca con intelligenza e personalità, con una consapevolezza che solo un maestro come Sarri poteva fargli acquisire del tutto. Insigne è un vero e proprio regista avanzato del Napoli: lo si trova sulla sua fascia sinistra come nel ruolo di Jorginho, così come non è inusuale vederlo agire da trequartista alle spalle della punta di turno (quest’anno Mertens, l’anno scorso Higuain). E i due hanno in comune la bravura di muoversi sul fronte offensivo risultando efficienti in ogni sotto-ruolo ricoperto.
Una cosa che, però, Insigne possiede in misura maggiore rispetto allo spagnolo è la capacità di non lasciare scoperto il suo lato d’azione. Ghoulam sa sempre che davanti a lui c’è un uomo che non lo lascerà mai da solo; stessa cosa non si può dire per Marcelo, perché Isco resta (ancora) leggermente più anarchico. E potrebbe essere questa una chiave della gara: soprattutto con Cuadrado in campo, attaccare su quella fascia andrebbe a significare situazione di pericolo per il Real.
SENZA ISCO
Il titolare nel 4-4-2 classico di Zidane sarebbe Bale, uno che fa di corsa, muscoli ed esplosività le sue armi migliori. La velocità del gallese – come può essere per Cuadrado – è sempre fondamentale per le ripartenze degli uomini di Zidane. Bale non arriverà, con ogni probabilità, nella miglior condizione possibile al giorno della finale, ma ha già fatto sapere di volercela mettere tutta fino alla fine. Ma riprendiamo Allegri: loro con Bale più ordinati, ma meno fantasiosi. Probabilmente perché il 4-4-2 copre meglio il campo e lascia meno scoperta la fascia sinistra. Il Real è più quadrato, equilibrato ed ampio, ma gode di minore imprevedibilità. E il fraseggio – è innegabile – diventa più ripetitivo e meno fluido. Cosa che lo spagnolo ex Malaga, invece, potrebbe garantire a bizzeffe.