Mai nessuno come lei. Sei scudetti di fila e ennesimo campionato da incorniciare, dodicesima Coppa Italia, terza di fila, e adesso Cardiff. Un sogno che può portare ad un risultato sensazionale, quasi irripetibile, ma al quale si arriva con calma. Così come con calma la Juventus ha scritto la storia.
LA STORIA
La storia. E’ questo quello che si è fatto ieri allo Juventus Stadium. Lo si è scritto con un segno indelebile, netto, preciso: un 3 a 0 che è la sintesi perfetta di questa stagione, senza gol subiti e con un risultato pieno. Un segno che demarca la gigantesca differenza tra la Juve e una squadra normale. Perché una squadra normale non è capace di fare quel che ha fatto la squadra bianconera. Anzi, la società bianconera. Un buon e solido edificio lo è solo grazie alle sue fondamenta, e quelle costruite dal 19 maggio 2010, data della presidenza di Andrea Agnelli, sono le migliori che si potessero desiderare. E’ stato il primo di una serie di cambiamenti vincenti, la vera chiave per arrivare al successo. Per arrivare al sesto scudetto di fila e riscrivere un pezzo di storia del campionato italiano è servito cambiare, e solo facendolo nel modo giusto si è potuti arrivare a tanto.
LA METAMORFOSI
Non si tratta del celebre racconto di Franz Kafka, ma del capolavoro bianconero. Quello fatto di scelte oculate e prese con calma, senza fretta. La programmazione è stata il primo passo sul sentiero della grandezza. La stagione 2010/2011 termina con un deludente settimo posto ma con novità fondamentali. Arrivano infatti i primi colpi firmati Marotta&Paratici: Leonardo Bonucci, Andrea Barzagli, Alessandro Matri e Marco Storari. I primi due diventeranno colonna portante della difesa, il quarto sarà il degno numero due di Gigi Buffon.
I colpi grossi arrivano però l’anno seguente, col “Top Player” per eccellenza. Arriva Antonio Conte e con lui la nuova casa juventina, lo Juventus Stadium. La fortezza di Madama accoglie quell’anno coloro che daranno inizio alla nuova era: Andrea Pirlo, Arturo Vidal, Stephan Lichtsteiner. Tre uomini determinanti per il ritorno alla vittoria in campionato e che sanciscono la rinascita. Tutto ha inizio lì, in quell’anno magico in cui la storia ha deciso di che tinte tingersi.
Nel 2012/2013 arrivano ulteriori protagonisti in quel di Torino, con Kwadwo Asamoah e Paul Pogba che si mettono al servizio di Conte. Arma fondamentale la prima, gioiello per il futuro il secondo. Un gioiello che tanto frutterà alla Juve, sia sul campo che per il mercato. Ancora scudetto, ancora vittoria: la squadra della leggenda sta prendendo forma.
Il cambiamento continua, e l’anno dopo arrivano Carlos Tévez e Fernando Llorente. Altri due pezzi fondamentali per lo scacchiere dell’ex tecnico del Bari, che saranno assoluti protagonisti del terzo scudetto consecutivo. Ma il bello deve ancora venire: il vero mutamento c’è nell’estate del 2014, quando a prendere le redini della Juventus è Massimiliano Allegri. Conte abbandona all’improvviso, e tra lo scetticismo dei tifosi e un ultimo periodo al Milan deludente, il tecnico livornese si prepara alla sua avventura. Quello che lo porterà ad essere un protagonista assoluto della storia del suo nuovo club.
CAMBIO DI ROTTA
Con lui arrivano anche Álvaro Morata e Patrice Evra, che assieme ai loro compagni arrivano ad un passo dal sogno: vincere la finale di Champions League. Al suo primo anno sulla panchina della Juve, Allegri non solo vince il quarto campionato italiano consecutivo, ma riporta i bianconeri sul tetto d’Europa. Un tetto che non viene raggiunto solo a causa di un Barcellona spaziale. Un tetto che ha raggiunto ancora, quest’anno, con la finale di Cardiff. La scelta della società è stata attenta, lungimirante ma soprattutto perfetta: è stato trovato l’uomo giusto al momento giusto. Tra quella finale e questa finale, altri tasselli hanno arricchito la Vecchia Signora, sopperendo perfettamente agli addii. Negli anni hanno abbandonato Pirlo, Vidal, Pogba, Llorente, Téve e Morata, ma nuovi eroi hanno saputo prendere perfettamente il loro posto: Paulo Dybala, Alex Sandro, Mario Mandžukić, Sami Khedira, Cuadrado, Gonzalo Higuaín e Miralem Pjanić. Si sono uniti a coloro che sono diventati i senatori indiscussi, gli immortali, e hanno puntato dritto verso l’impresa.
La Juventus è cambiata tantissimo negli anni: ha cambiato condottieri, protagonisti in campo e moduli. Dal 3-5-2 di contiana forma si è passati al 4-2-3-1 allegriano, con un cambio di gioco preciso. Dall’aggressività e dalla frenetica fisicità si è passati all’estro dei singoli e ad una calma fluidità. Da campioni geniali si è passati ad altri, con la qualità che ha teso solo e continuamente verso l’alto. Il mercato è stato affrontato prima con cautela, sfruttando grandi occasioni in circolazione, e poi con aggressività, scippando i migliori prospetti per il futuro e i pezzi forti delle concorrenti in campionato. E’ cambiata la casa bianconera, sono cambiati gli stimoli. Solo una cosa è sempre la stessa: l’ambizione.
PER VINCERE
L’unica vera chiave per giungere al sesto scudetto, alla terza Coppa Italia di fila, e alla finale contro il Real Madrid è stata la capacità di andare avanti. Il trasformismo, il saper adattarsi alle situazioni e il reinventarsi continuo, sono la base per il traguardo raggiunto ieri contro il Crotone. Sono la base per provare a strappare l’impresa, il triplete.
Ma che venga o no, una cosa è certa: la Juventus è cambiata, la storia è cambiata. Ma lì in alto c’è sempre la stessa squadra. Da sei anni, questa cosa, non cambia proprio mai.