Eh no, Massimiliano, non ci siamo. Abbiamo apprezzato l’esplosione nervosa di Carpi, quando il cappotto aveva preso le sembianze di una vedova volante (nulla a che vedere con un contiano in aereo!) e finalmente era chiaro che una miriade di sentimenti allignava dietro un’apparenza fredda e misurata. A Genova poi, nell’istante in cui la Sampdoria pareva rientrare in partita, quel doppio colpo inferto a borsone e bottiglia, infliggeva il colpo definitivo al pensiero debole di un uomo chiuso in se stesso. Debole un corno. Il perfezionista emergeva, il maestro che non tollera il benchè minimo errore dava spettacolo per la platea e iniezioni di ira funesta per i suoi pupilli.
Non era forse il caso di reagire a siffatti livelli, quando Sami, Miralem e Licht confezionavano la frittata da Guinness dei primati all’ultimo minuto di Bergamo? No, meglio: qualche momento prima, alla prima avvisaglia di spina ciondolante. Ebbene sì, Massimiliano, in quel momento era da auspicare un intervento che troncava le distrazioni. Invece, c’era la semifinale di Champions che incombeva. Beh, in fondo il derby era solo un ingombro, un’apostrofo granata tra andata e ritorno. Quanti salti di nervi ci dovevano essere in faccia a Mihailovic? Invece era il serbo a sbraitare, ma questa è un’altra storia.
Intanto i giorni, anzi le giornate, passano e sullo scudetto non si è ancora scritta la parola “fine”. Non doveva essere questo l’obiettivo principe della stagione? Oppure ci facciamo scrivere i finali da un giallista? Non si venga a dire che è per tenere desta l’attenzione della truppa, chè di desto ieri sera a Roma è rimasto il…moccolo.
Una domanda emicrania il cervello. Era meglio arrivare alla finale contro la Lazio da campioni d’Italia o da prossimi a divenire, ma non ancora tali? Mentre si scatenano le scuole di pensiero, sarà bene presentarsi domenica a Torino con un trofeo da esibire, bando alle distrazioni ed alle cincischiaggini.
E’ ora, Massimiliano, che qualcuno si prenda paura per qualche altro picco di nervosismo esibito, scelta libera sul come. Ma è ora, eccome se è ora.
Occhio, perchè sembra che stia sopraggiungendo un inconveniente che i tennisti conoscono molto bene e che chiamano “braccino”. Eravamo 40 a 0 a Bergamo. 40 a 15 alla fine della partita. 40 a 30 dopo il derby e da ieri sera siamo ai vantaggi. Nel frattempo il Crotone si gioca da tempo la sua dignità ed è a 2 punti dalla salvezza che avrebbe del miracoloso. Per chi non lo sapesse, la salvezza dei calabresi transita dallo Juventus Stadium: sarà meglio chiudere il “game”, prima che qualcuno strappi il servizio.
Immagini tratte da carpicalcionews.it e corrieredellosport.it