Dici Monaco e pensi agli yacht, al lusso, al glamour e alle macchine costose. Dici Monaco e pensi al gran premio di Formula 1, al Rally di Montecarlo, a tutta la gente famosa che non vuole pagare le tasse. Dici Monaco e pensi a Dani Alves, al suo gol e ai suoi assist, ai gol dell’andata di Higuaín, alle corse sfrenate di Mandžukić e alle parate di Buffon. Dici Monaco e il pensiero va a Cardiff, luogo a cui, fino a qualche mese fa, nessuno sognava con così tanta ansia: in fondo non stiamo parlando delle Maldive, o delle sempre attrattive Parigi, Barcellona, Londra e New York. Ma soprattutto: dici Monaco e adesso si comincia a pensare al famigerato “triplete”: un campionato da vincere il prima possibile, una Coppa Italia da portare a casa tra una settimana e una Champions da riconquistare. In Italia solo l’Inter è riuscita in questa impresa nel 2010: ci sono molte coincidenze tra l’attuale stagione bianconera e quella dei nerazzurri di sette anni fa. Andiamo a guardarle e, nel caso, a cercare la scaramanzia.
ANNUNCI
La goduria di ieri sera di uno juventino è stata ampliata dalla notizia dell’esonero di Pioli dalla panchina dell’Inter. La stagione interista, cominciata sotto grandi auspici, sta tristemente deragliando verso un cunicolo di tristezza assoluta; un vuoto cosmico in cui la depressione nerazzurra cresce a dismisura. Sette anni fa la Juve, con tempistiche diverse, fece una mossa simile: il 28 aprile 2010, mentre cresceva l’attesa per la semifinale di ritorno tra Barcellona e Inter (persa 1-0 ma che portò comunque Mourinho e company alla finale di Madrid), John Elkann annunciava la nomina di Andrea Agnelli come nuovo presidente della Juve. Qualcuno pensò malignamente che fu una mossa per togliere interesse alle sorti europee dell’Inter; un po’ come è successo ieri sera, anche se l’effetto ottenuto dai cinesi, è stato involontariamente comico.
STAGIONE
Sette anni fa la Juve voleva fare grandi cose in Champions e in campionato, con gli acquisti di Diego e Felipe Melo. Fu un disastro: eliminati da un doppio 4-1 in Europa (dal Bayern Monaco in Champions e dal Fulham in Europa League) la scalcinata Juve di Zaccheroni arrancò fino ad arrivare al settimo posto, l’ultimo utile per restare in Europa. L’Inter invece, fornita di grandi campioni, vinse tutto, senza se e senza ma. Quest’anno, nonostante i grandi acquisti Gabigol, Banega e Joao Mario, l’Europa ha regalato all’Inter sconfitte contro l’Hapoel Beer Sheva e la prematura eliminazione alla fase a gironi di Europa League, mentre il campionato potrebbe dare alla società di Suning un settimo posto che, a differenza di sette anni fa, non servirebbe a niente. Mentre la Juve… ha altro a cui pensare, altro che coincidenze.
MODULO
L’Inter di Mourinho era nata come un 4-3-3, con delle ali offensive a supportare l’unica punta. Naufragata l’idea di vedere Mancini e Quaresma in campo, con l’acquisto di Sneijder sono passati ad un modulo che prevedeva il trequartista a servire i due davanti, Eto’o e Milito. La stagione proseguiva bene, ma con il mercato di gennaio, alla corte del portoghese arrivò Pandev: si pensava, dato l’utilizzo scarso di Balotelli e Arnautovic, che fosse una prima scelta per sostituire uno dei due attaccanti titolari. José invece, cambiò tutto: fuori Stanković dal centro del campo, dentro Chivu; Zanetti da terzino sinistro venne spostato al centro del campo e Pandev prima punta con Eto’o sulla fascia. Da un 4-3-1-2 passò ad un 4-2-3-1 che poteva diventare un 4-2-1-3. Questa mossa tattica diede grande linfa vitale per il proseguimento della stagione, e i risultati finali ne furono una dimostrazione. Le coincidenze quest’anno, vogliono che Allegri invece, si sia “limitato” ad inserire Mandžukić (anche lui prima punta come il camerunense Eto’o) sulla fascia sinistra, passando dal 4-3-3 al 4-2-3-1. Siamo ancora a maggio, non possiamo dire come andrà a finire.