Poco fa, Stefano Esposito, senatore e membro della Commissione Antimafia, ha rilasciato importanti dichiarazioni a Radio Vs per quanto riguarda l’inchiesta che vede mediaticamente coinvoilti Agnelli e la Juve.
Tutto parte dall’erronea intercettazione attribuita al presidente bianconero che recitava: “Hanno arrestato i due fratelli di Rocco, lui è incensurato parliamo con lui”. Intercettazione che, secondo alcuni inquirenti, dimostrava la conoscenza da parte del numero bianconero dello status di mafiosi di alcuni suoi interlocutori nella vendita dei biglietti. Il senatore Esposito, a tal proposito, racconta come sono andate le cose: “Capite bene che se questa intercettazione fosse vera, nessuno potrebbe dire che Agnelli non sapesse con chi aveva a che fare. Quando ho letto lo stereografico (il cartaceo della frase estrapolata dall’intercettazione, ndr) ho chiesto di cercare di recuperare l’intercettazione completa”. Tuttavia, Esposito continua: “Vi posso confermare che noi non abbiamo trovato questa frase nell’intercettazione completa”.
Sulla discrepanza, invece, di azione tra la giustizia ordinaria (che ha ritenuto tutti i dirigenti Juve innocenti) e quella sportiva (che ha deferito Agnelli): “Io credo che in Italia la giustizia è esercitata dai magistrati e sono loro che determinano se una persona è mafiosa o no. Noi possiamo oggi dire con certezza che, dopo che la Procura della Repubblica di Torino ha fatto le indagini, i rinvii a giudizio e aperto un processo, né la Juventus né suoi dirigenti sono chiamati alla sbarra e nessun dirigente della Juventus ha ricevuto alcun avviso di garanzia, ma sono stati sentiti solo come testimoni. L’imputazione fatta ad Agnelli è relativa all’art. 12, sul bagarinaggio, e qui non ci metto becco perché la Juve ha ammesso di aver sbagliato”.
Sull’assenza di prove: “Questa vicenda è inaccettabile perché non ci sono prove di nessun tipo nei confronti del presidente Agnelli e anche degli altri chiamati in causa, come Calvo. Non posso sindacare il giudizio che verrà dato sulle modalità della vendita dei biglietti. Ma non accetto che senza prove i vertici della Juventus vengono accostati alla ‘ndrangheta. Perché per dire una cosa del genere ci vogliono prove. Io so che qualcuno dei componenti della Commissione ha commissionato uno stralcio di un’intercettazione che però non esiste. Significa che qualcuno ha mentito, o si è confuso, davanti alla Commissione Antimafia. E tale situazione è sgradevole”.
Sul suo apporto nei lavori di Commissione: “Sono orgoglioso del mio lavoro, perché lavoro alla ricerca della verità. Se c’è qualcuno dei miei colleghi che fa battaglie simil-sportive e politiche, ne risponderà lui e sarà svilito lui. Sicuramente non si sta con quello spirito in una Commissione Antimafia. Tuttavia, garantisco che all’interno della Commissione ci sono molte persone interessate a capire i fatti, nonostante la presenza di qualcuno che si è prestato a raccontare storie diverse dalla realtà. Però siamo in Italia, paese dove le fake news e le bufale stanno all’ordine di giorno. Mi fa abbastanza schifo, ma sono abbastanza vecchio da non sorprendermi. Ciò che non accetto è fargliela passare liscia”.
Più di una volta si è precisato che l’inchiesta non riguarda solo la Juventus e a tal proposito, Esposito ha detto: “Sicuramente ci saranno le audizioni degli altri presidenti, è stato già deciso e presto sarà definito il calendario. Verranno sentiti prima altri presidenti che il presidente Agnelli. Il tema ci interessa complessivamente, ma la Juve fa notizia”.
Sull’uso errato delle intercettazioni: “In Italia le intercettazioni vengono disposte dai magistrati e nel caso specifico sono state predisposte per capire qual era il livello di conoscenza del fenomeno ‘ndranghetista. Siamo finiti in una campagna mediatica perché altri, non i magistrati, bensì alcuni giornali, hanno utilizzato mozziconi di intercettazioni per avvalorare una tesi. Io sono contrario all’idea del complotto, ma per la prima volta in vita mia di fronte alla situazione ho pensato ci fosse qualcosa che non quadrasse. Bisogna combattere, perché questo è un paese dove la cultura del sospetto prevale sulla verità. Io oggi combatto per la Juventus, ma per chiunque venga chiamato in causa”.