Dall’era Conte a Max Allegri: gli ottavi della Juve in Champions, storia agrodolce

È il momento della Champions League: dentro o fuori. Agli ottavi, di fronte, ci sarà il Porto di Nuno Espirito Santo. I portoghesi saranno il primo ostacolo per i bianconeri nella fase a eliminazione diretta. Per Allegri è il terzo ottavo di finale consecutivo; questa volta, però, niente tedesche: nel bene o nel male, Borussia Dortmund e Bayern Monaco sono alle spalle. Contro il Porto la prova di maturità: sorteggio benevolo, ma gara tutt’altro che semplice. Facciamo però un passo indietro, ripercorrendo insieme le ultime stagioni europee della Juventus. Ecco quanto raccolto da SkySport.

2012-2013, Celtic travolto

Dopo due anni di assenza, la Juventus tornava a giocarsi un ottavo di finale di Champions League. Sarebbe stata la penultima stagione di Antonio Conte sulla panchina bianconera. Subito bene in Europa, dopo la vittoria dello scudetto: 12 punti nel girone, Shakhtar e Chelsea staccati. Agli ottavi un’avversaria che in parte ricorda il Porto di quest’anno: il Celtic di Glasgow. Grande stadio, grande tradizione. Ma, alla fine, nessuna vera difficoltà: 2-0 allo Stadium, un chirurgico 3-0 al Celtic Park: in gol Matri, Marchisio e Vucinic. La scalata, però, si sarebbe poi interrotta ai quarti, a causa del ‘solito’ Bayern (poi campione): 4-0 totale tra andata e ritorno e Conte costretto a dire addio al sogno europeo.

2013-2014, il Gala della discordia

Una stagione europea che ogni juventino vorrebbe dimenticare velocemente. Niente fase a eliminazione diretta, nel 2013-2014. Complici risultati mediocri e, soprattutto, una gara decisiva col Galatasaray viziata da un campo ai limiti della praticabilità. I bianconeri, va detto, ne avevano però combinate di tutti i colori pur di non passare: 1-1 a Copenhagen e 2-2 in casa contro il Galatasaray, per capirci. Risultati – sommati a una sconfitta e un pareggio contro il Real Madrid – che avevano costretto la squadra di Conte a giocarsi tutto alla sesta partita, in Turchia: a condannarli un gol all’85’ di Sneijder, su un terreno di gioco decisamente più adatto a un Sei Nazioni di rugby piuttosto che a una gara di Champions. Nel pantano dell’Ali Sami Yen bastava un pareggio, ma è arrivata un sconfitta amarissima.

2014-2015, Coppa a un passo

Delle ultime, il 2014-2015 è stata decisamente la stagione più gloriosa in Europa per la Juventus. Al primo anno Allegri aveva costruito una macchina quasi perfetta, capace di sfondare anche in Champions League (dove, va detto, Conte aveva fallito). Tra i fattori che avevano condotto i bianconeri fino alla finale di Berlino, anche dei sorteggi piuttosto favorevoli, sin dalla fase a gironi. Passata da seconda dietro l’Atletico – l’Olympiakos alle spalle di solo un punto – la squadra di Allegri aveva pescato agli ottavi il Borussia Dortmund, allora in discreta crisi.

Il 2-1 maturato allo Stadium aveva lasciato aperta la contesa, ma al ritorno, nella cornice del Westfalenstadion, era andata in scena una delle più belle partite europee dei bianconeri degli anni 2000: due volte Tevez più Morata e gialloneri ko addirittura 3-0. Cavalcata continuata poi fino alla finale, dopo l’eliminazione del Monaco, ai quarti, e soprattutto quella del Real Madrid, in una doppia semifinale memorabile. Poche speranze, però, all’Olympiastadion di Berlino: 3-1 per i Barcellona, ma bianconeri a testa altissima.

2015-2016, ancora il Bayern

Come nel 2013, anche nel 2016 la Juventus si era dovuta piegare al volere dei tedeschi. Tutto nato da una sconfitta a Siviglia nell’ultima partita del girone di Champions, che aveva scalzato i bianconeri dal primo posto nel girone (occupato dal Manchester City). Risultato: da seconda, Bayern pescato agli ottavi. Il 2-2 dell’andata allo Stadium aveva lasciato ancora apertissima la contesa e il primo tempo dell’Allianz Arena illuso tutto il popolo bianconero.

2-0 a casa dei bavaresi uguale quarti di finale. E invece no: in una manciata di minuti Lewandowski e Müller avevano ribaltato tutto, portando la gara ai supplementari. Sull’onda dell’entusiasmo, poi, impossibile fermare la squadra di Guardiola: Coman e Thiago Alcantara avevano chiuso la contesa nell’extra-time, lasciando alla Juve solo le briciole e la delusione di un’impresa solo sfiorata.

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