La vittoria col Crotone era considerata quasi scontata. La Juve capoclassifica e in grande forma non sarebbe mai potuta scivolare allo Scida e le sensazioni della vigilia sono confermate, con la Vecchia Signora che conquista i tre punti con il minimo sforzo. A rendere realmente atteso questo recupero, era la prima di Marko Pjaca da titolare.
L’INIZIO
Il croato se l’è cavata bene, ma forse non come si sarebbero aspettati i più impazienti dei tifosi bianconeri, che richiedevano con insistenza il suo impiego dall’inizio. La sua gara è a due facce, ed effettivamente dipende proprio dal lato in cui viene piazzato. Comincia a destra, esattamente come sostituto di Cuadrado e in quella posizione fa fatica. Si vede chiaramente che la classe c’è: realizza uno stop da stropicciarsi gli occhi e quando ha il pallone danza in maniera ipnotica ed esaltante, ma tra l’incantare e l’essere efficace c’è differenza, e non riesce a fare questo salto.
IL CAMBIO
Compresa la sua difficoltà, Allegri cambia. Mandzukic più vicino a Higuain, Dybala a destra (e qui si risveglia l’argentino) e Pjaca a sinistra, dove riesce a esprimersi meglio. Sfiora il gol nel finale di tempo e cresce ancora nella ripresa, con buoni spunti e altri sprazzi di qualità. Sempre più al servizio della squadra, ma ancora con un’indole di fondo un pizzico individualista. Per la voglia di dimostrare tutto e spaccare il mondo.
L’ESITO
A conti fatti, quindi, Pjaca è rimandato. Non bocciato, ma conferma di essere un talento ancora acerbo, da lucidare e indirizzare, prima di esibirlo al mondo senza timore di controindicazioni. E ancora una volta, si dà ragione ad Allegri. È un predestinato? Probabilmente sì, si vede dal tocco di palla, davvero raro abbinato a un fisico del genere. Ma non è ancora del tutto pronto, e così si spiegano le scelte del mister, che ha senza dubbio un piano di crescita molto chiaro in testa.
Edoardo Siddi