Come un pianista. Creare sinfonie paradisiache con semplici tocchi. Come un direttore d’orchestra che indica alla banda quando è il momento che debba avere inizio il crescendo. Lo Stadium come un teatro pronto ad essere deliziato da buona musica, il maestro arriva dalla Bosnia Erzegovina.
Dirige Pjanic
Al di là della punizione sublime che ha di fatto regalato la semifinale di Coppa Italia ai bianconeri. Al di là dell’essere presente in ogni transizione offensiva. Questa sera la Juventus ha realmente visto le potenzialità di Miralem Pjanic. Costantemente alla ricerca del pallone per creare superiorità numerica. L’azione inizia dai piedi del bosniaco, pronto a smistare sugli esterni. Con la coda dell’occhio attende il movimento delle punte. La verticalizzazione è il suo cavallo di battaglia.
Fino alla fine
Alla Juventus non è un semplice modo di dire. Non è un banale hashtag da condividere sui social. Ma un punto di vista, quello dei vincenti. E la novità di Pjanic sta proprio nell’attuare questo: correre fino al triplice fischio finale. Pronto al fallo tattico quando serve, ad arrivare stremato al termine del match. Sintomo che il cambio di modulo giova all’ex Roma così come al compagno di reparto Khedira. Sintomo che la condizione fisica del centrocampista bianconero cresce in maniera esponenziale. Sintomo che il meglio deve ancora venire.
Lento o Rock?
Ricordate Adriano Celentano? Se per assurdo il molleggiato dovesse definirlo, in quale delle due categorie rientrerebbe? Probabilmente nessuna risposta sarebbe veritiera. Perché il 5 bianconero rappresenta la classe cristallina, la ricerca della giocata da applausi. Ma allo stesso tempo è pronto al sacrificio, a rincorrere l’avversario, a non tirare indietro la gamba. Insomma, dopo qualche sbavatura iniziale nella sinfonia, adesso lo spartito sembra essere quello giusto. Adesso la Juventus può godersi il suo pianista: Miralem Pjanic!