Un guerriero sempre a difesa della sua Signora: merci Pat, we love this game

Non era facile, Pat. Non era facile lasciare Manchester dopo otto anni in cui avevi vinto praticamente tutto, in cui eri diventato un idolo assoluto per i tifosi. Non era facile andare via, ma soprattutto non era facile scegliere di rimetterti in gioco in un club ambizioso come la Juve, un club che aveva tantissima fame di vittorie, un club che aveva un progetto molto chiaro e che aveva bisogno anche di qualcuno con la tua esperienza per metterlo in pratica. No, non era facile.

Hai scelto Torino, hai scelto la Juventus. Hai trovato un calcio molto diverso da quello inglese e, diciamocelo, non è stato facile all’inizio, proprio no. Poi il gol contro la Samp, l’esultanza rabbiosa, una specie di liberazione. E da lì, tutta l’Italia ha imparato a conoscere Patrice Evra: un professionista eccezionale, dedito al lavoro, al massimo impegno in qualsiasi situazione, dal prato verde di Vinovo a quello di Berlino. Già, la maledetta Berlino che ti brucia ancora ma che probabilmente ti ha reso ancora più bianconero.

Sì, perché se nella prima stagione abbiamo conosciuto Patrice il professionista, nella seconda abbiamo conosciuto Patrice il leader. Essere leader vuol dire esattamente essere Evra, è la definizione perfetta: silenzioso e concentrato sul campo quando è necessario lavorare, divertente e socievole quando ci si può rilassare, ma soprattutto capace di capire perfettamente il momento in cui bisogna alzare la voce. Come riassumere Patrice Evra in una riga? Con le sue parole dopo la sconfitta contro il Sassuolo, quando tutto sembrava perduto: “Ogni volta che mi alzo la mattina penso di vincere il campionato per la quinta volta di fila. Bisogna rispettare questa maglia”.

E adesso non è facile guardarti andare via, ovviamente. Perché è anche vero che i campioni vanno e la Juventus resta, ma un professionista come te mancherà un po’ a tutti, a Torino e in tutta Italia. In un mondo del calcio schiavo del denaro e così lontano da quello dei nostri sogni, un giocatore così legato ad una maglia non si può che amare incondizionatamente. Ed è stato così per i tifosi della Juve nei tuoi confronti, Pat: non importava quanto o come giocassi, per te era sempre come essere in guerra in difesa della tua Signora. Questo ti ha reso un idolo per chi ama questi colori. E la cosa buffa è che tu, probabilmente, penserai che è una cosa normale per un calciatore. No, Pat, non lo è.

You love this game e questo ti ha fatto amare da un popolo intero. Ma tu, this game, lo ami in una maniera che è impossibile spiegare. Lo ami come probabilmente non lo ama più nessuno, lo ami come un adolescente innamorato della sua prima fidanzata. Ogni volta, così tanto. To love this game per te significa amare la tua squadra, qualsiasi essa sia, ma amarla davvero, con tutto te stesso: hai amato il Manchester United, hai amato la Juventus, amerai l’Olympique Marseille. Non sappiamo cosa sogni di notte, ma se dovessimo scommettere un euro, probabilmente diremmo che negli ultimi due anni e mezzo i tuoi sogni sono stati tutti in bianconero….

E allora buona fortuna, ton-ton Pat, e merci. Merci, perché hai ricordato ad un popolo intero cosa vuol dire amare il calcio. We love this game!

Alessandro Bazzanella

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