Gennaio è il mese del mercato di riparazione, dove si deve appunto “riparare” agli errori commessi e alle decisioni prese durante la sessione estiva. 28 giorni in cui ci si concentra, piaccia o non piaccia (in questa seconda categoria è da inserire Max Allegri), più su quello che succede allo squillare dei telefonini, in cui si sprecano e-mail e Whatsapp, piuttosto che pensare a ciò che può accadere sul terreno di gioco. Si diceva quindi che questo è il mese per correggere le sbavature passate, ma se queste invece si ripresentassero uguali al passato?
Il caso Patrice Evra è quello che tiene banco in questi giorni: il francese sembra vicino al ritorno al Manchester United. La discussione che si pone non è tanto sulla correttezza o meno dell’operazione – valutazione che spetta alle persone preposte, leggasi Marotta, Allegri e così via -, semmai sulle tempistiche. Questa breaking news è arrivata in un periodo non felicissimo per la fascia sinistra bianconera, penalizzata dall’infortunio di Alex Sandro e con un Asamoah intermittente, a causa delle poche garanzie fisiche date, e che, se avesse preso parte alla Coppa d’Africa, avrebbe lasciato completamente sguarnito quel reparto.
Ecco dunque che attorno a questa vicenda si costruisce la nostra domanda, con un ragionamento induttivo che porta dal caso specifico al generale: perché vendere senza un’alternativa pronta?
– Estate 2015: la Juventus vende Vidal per 40 milioni, ma non ha un’alternativa. Parte la rincorsa a Draxler, che poi sceglierà il Wolfsburg. I bianconeri firmano Hernanes.
– Estate 2016: Pogba saluta e va a Manchester, sponda United, per la cifra record di 110 milioni, commissioni comprese. La Juventus fa cinque colpi splendidi, ma manca la ciliegina sulla torta, il centrocampista che garantisse l’equilibrio per far esaltare la tantissima qualità.
– Gennaio 2017: Evra viene contattato dallo United. La sua partenza sembra scritta, anche se la società non ne parla. Intanto passa da titolare al ballottaggio.
La domanda si ripropone ciclicamente. Accade proprio perché la Juventus è una società capace di programmare a lungo termine, che ha fatto di questo un marchio di fabbrica, soprattutto con i giovani, e si è sempre distinta per la qualità delle sue operazioni, pensate e ragionate. Ma che ogni tanto macchia questa sua caratteristica, lasciando perplessi e portando la perfezione ad un livello inferiore. L’eccezionalità, si sa, fa più notizia, ma probabilmente questi casi avrebbero avrebbero suscitato comunque qualche domanda, troppo grandi per non essere discussi.
In attesa di vedere come si concluderà la vicenda Patrice Evra – a partire anche dalla titolarità nella gara di domani -, i tifosi bianconeri rimangono alla finestra, aspettando solo che la società dirami questa nebbia di dubbi e domande. Come? Smentendo e stupendo tutti con la sua nota lungimiranza.