Mattia Caldara probabilmente il saliscendi di emozioni vissute in questi ultimi mesi non l’ha ancora ben somatizzato. Dalla Serie B a protagonista nella sua Atalanta dov’è cresciuto, fino all’accordo quasi raggiunto con la Juventus. Senza dimenticare lo stage con la Nazionale di Ventura. Una crescita inarrestabile basata su lavoro e mentalità. Dimostrata da come tutto questo rumore mediatico non gli abbia minimamente montato la testa. Anzi. Chi lo conosce lo sa. Ecco quanto riportato dal sito di Gianluca Di Marzio.
NESTA, DOSTOEVSKIJ E L’ESORDIO CONTRO MILIK
Antidivo, Mattia. Umile e timido. A tal punto da non riuscire a chiedere la maglietta a Chiellini dopo averlo affrontato “perché mi vergognavo”. Da bambino il poster del Chiello appeso in camera, anche se l’idolo di sempre è quell’ Alessandro Nesta a cui si ispira quando scende in campo. Senza mancare di rispetto alla fede nerazzurra d’infanzia, e non solo quella atalantina. Ragazzo estremamente pacato, Caldara. Saggio. “Noi degli esempi? È più importante chi scopre un farmaco o una malattia rispetto ad un calciatore”, ha dichiarato in tempi non sospetti. Con una grande passione per la lettura: tra un’intervista ed un buon libro nessun dubbio su cosa scegliere. “Delitto e castigo” di Dostoevskij il romanzo preferito. Amore per la Letteratura costatogli anche il soprannome ‘Poeta’, ideato ad hoc dall’amico Petagna in ritiro. Perché mentre i compagni si svagano alla Play, lui preferisce impiegare il proprio tempo leggendo. Sempre sul pezzo, come in campo. Elegante e preciso. Senza alcuna paura: l’aver marcato Milik pronti via all’esordio come prova del nove.
Ora, dopo appena 11 presenze (e 3 gol) in Serie A, sembra di ammirare già un veterano. Tanto da convincere la Juve a puntar forte su di lui, sognando la coppia difensiva dal futuro azzurro Rugani-Caldara. Ma attenzione: guai a chiamarlo star. Perché Mattia Caldara rimarrà sempre il ragazzo pacato ed umile capace di sorprendere chiunque grazie alla sua semplicità.