Finisce una lunga settimana bianconera: da Torino a… Torino, passando per un primo posto e un derby. La Juventus vince, non convince qualcuno, ma forse va bene così.
Riguardando tutto a mente fredda, però, si capisce che c’è da migliorare. (Per raggiungere il massimo, penso sia ovvio).
1. Juve velenosa
Dopo Genova, un pomeriggio da incubo, sembravano emersi tutti i difetti della Juventus. Una squadra che, diciamolo, ha perso tantissimo a centrocampo, ma non è poi così male. (A scanso di equivoci: è ironia).
Manca qualcosa a centrocampo, sicuramente. E l’attacco, senza la classe di Dybala, soffre. Tradotto: si poteva fare meglio sul mercato. Il colpo Higuain ha abbagliato il resto, giustamente, facendo perdere lucidità.
La forza mentale, però, resta la stessa: paurosa. Questa Juve sa adattarsi perfettamente al corpo dell’avversario. È una qualità che hanno poche, anche in Europa. È la dote principale di un gruppo che ha vinto tanto e, crescendo, vincerà ancora tanto.
2. Cosa manca?
Tra la Dinamo e il Torino c’è proprio il quid che manca per crescere: la costanza. Il derby è il modello della partita da fare, sempre, mentre la Dinamo è l’opposto.
“Vincere aiuta a vincere” non è solo una frase fatta. C’è bisogno di spingersi al limite, di continuo, per arrivare oltre l’ostacolo. Deve essere un esercizio di continuità e cannibalismo.
La Juventus, invece, ha staccato la spina in qualche occasione. Genova è l’emblema, ma non è l’unica partita da rivedere. Se spesso si perde dopo la Champions, un motivo c’è.
C’entra la condizione fisica, sì. Non diventi un alibi, però. Ora che sta crescendo non saranno ammessi passi falsi.
3. L’importanza di Sturaro
Sturaro, molto probabilmente, può diventare una chiave importante. Pjanić perde tanto nella doppia fase, mentre Khedira è atleticamente poco affidabile. E Marchisio, ovviamente, non può correre per tre.
Senza nuovi innesti, quindi, Stefano è un elemento importantissimo. Ha dei limiti tecnici, ma i suoi polmoni e la sua grinta tornano decisamente utili.
Inoltre, da mezzala, permette a Pjanić di fare il “trequartista puro”. In una posizione da dove, con Dybala, potrebbe finalmente dare qualità alla manovra bianconera. Anche a costo di perderne a centrocampo.
Giusto per sottolinearlo, poi: Miralem ha partecipato a sette gol nelle ultime sei giocate in campionato. Quattro gol e tre assist: non male, per uno che sta deludendo.
4. Licht, Dani: va bene così?
La fascia destra è un problema? Potrebbe diventarlo. Dani Alves, per ora, è un acquisto sbagliato, mentre Stephan Lichtsteiner appare in involuzione. (Colpa proprio dell’arrivo del brasiliano, direbbe qualche maligno). Cuadrado, invece, è una soluzione prettamente offensiva.
Contro il Torino, Lichtsteiner è stato tra i peggiori in campo. Ha sofferto il tridente granata, assortito e di qualità, e non è mai stato pericoloso in avanti. Da laterale di centrocampo potrebbe ancora dire la sua, ma i limiti tecnici sono i soliti. Ora, però, si aggiungono gli anni che passano.
Stesso discorso per Dani Alves, fatta eccezione per la tecnica. Il Barcellona è ancora alla ricerca di un suo sostituto, che forse sarebbe servito comunque. Probabilmente, inoltre, lo vedremo in condizione solo tra una stagione: troppo tardi?
In ogni caso, però, la Juventus ha il futuro a portata di mano: è Pol Lirola. A Sassuolo sta facendo esperienza e a Torino ha fatto vedere le sue doti. Chissà che non potrebbe tornare “a casa” prima del previsto.
5. Facciamo una eccezione
Lo saprete: non parliamo mai di arbitri. E se lo facciamo, con la moviola, è con il regolamento alla mano. La dietrologia abita altre piazze, che non sono Torino.
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Una settimana così, però, non può che farci riflettere sul peso delle polemiche. Rocchi, arbitro del derby, è apparso quantomeno fuori forma.
Gestione dei cartellini molto discutibile e un rigore almeno dubbio firmano la sua giornataccia. È l’arbitro di quel famoso Juve-Roma: ma è una coincidenza. Forse, dovremmo lasciare gli arbitri sbagliare in tranquillità, senza creare clima ostile a prescindere.
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