Costanti e variabili suonano come un binomio mal assortito, linee parallele destinate a non incontrarsi mai. Le costanti sono stabili, durevoli, non subiscono variazioni o interruzioni; dal canto loro le variabili sono instabili, suscettibili di modificazioni. Chiunque è soggetto a variabili per il proprio modo di pensare ed agire, ma vorrebbe accanto a sé una certezza, una costante.
Anche la Juventus è soggetta a questo schema dicotomico: nel suo cammino non solo certezze, ma da sempre le varianti ne modificano il corso.
Buffon, mentalità, classifica: le costanti
La prima costante è rappresentata giustamente dal capitano bianconero. I sedici anni passati a difendere la stessa porta rendono Buffon un punto fermo della formazione bianconera. Ma non solo: il numero uno bianconero trasmette certezze a suon di prestazioni, al punto da esser ancora considerato il migliore nonostante l’età gravi (solamente) nel suo documento d’identità. Tra le infinite qualità spicca la capacità di resilienza, abilità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. La prestazione di Lione, arrivata immediatamente dopo le critiche in seguito ad Italia-Spagna, ne è la mera dimostrazione.
La mentalità vincente è da sempre una peculiarità juventina: non a caso parliamo di stile Juve. La Signora ha la costante voglia di vincere, di surclassare l’avversario, qualunque esso sia. Grazie alla mentalità vincente la Juventus domina da cinque anni in Italia, pareggiando il record del lustro 1930/1935, ovviamente firmato anche allora dai bianconeri. Mentalità che ha portato alla Juventus ben nove palloni d’oro (Scirea, Platini x3, Paolo Rossi, Roberto Baggio, Zidane, Nedved, Cannavaro).
Altra costante è la classifica: i bianconeri ormai da cinque anni sono stabilmente al vertice. Nonostante le critiche, quest’anno il primato bianconero è evidente anche in Europa, nella speranza di mantenerlo nel match di domani sera. Mantenere il primato in Champions vorrebbe dire aver accesso, teoricamente, ad un sorteggio più abbordabile: ecco perché la Juventus non sottovaluterà certamente la Dinamo Zagabria.
BBC, Cuadrado, modulo: le tre variabili
L’impenetrabile difesa bianconera, complice il passar degli anni e i ricorrenti infortuni, adesso tende più dalla parte variabile. Con Barzagli e Chiellini non sempre al meglio, Rugani e Benatia rivestono un ruolo di fondamentale importanza. La difesa bianconera, nonostante tutto, resta ugualmente una certezza inscalfibile: sulla solidità del reparto arretrato la Juventus costruisce le proprie vittorie.
Cuadrado, scusando il gioco di parole, è la variabile più variabile. Il suo ruolo non è mai stato ben definito: esterno dei cinque, ala d’attacco o persino seconda punta? A Juan Guillermo Cuadrado non è dato saperlo: all’esterno colombiano interessa solamente pungere come una vespa le difese avversarie, grazie a quel suo cambio passo, quel dribbling fuori da ogni logica e leggerezza di pensiero. Il gol al Lione è una sintesi di tutto ciò.
Altra variabile il modulo, in particolar modo durante quest’annata. Per far fronte ai molteplici infortuni, Allegri ha dovuto reinventare la squadra più volte in base agli uomini a disposizione. Non più, quindi, solamente il classico 3-5-2. Max Allegri ha avuto modo di sperimentare un 4-3-3 ed un 4-3-1-2 con Pjanic avanzato. Ma qui variabili e costanti si intrecciano: il cambio modulo avviene per arrivare alla costante, che è la vittoria.