In occasione del workshop organizzato da Randstad allo Juventus Stadium, Andrea Barzagli ha rilasciato alcune dichiarazioni in una chiacchierata con Federico Buffa. Queste le sue parole.
I SUOI INIZI
“Il mio inizio nel mondo del calcio è stato l’inizio di un ragazzo sognatore, non ho mai pensato di diventare un calciatore. Mi sono avvicinato la prima volta con giocatori esperti quando ero solo un ragazzino che andava ad allenarsi con il motorino. Ed è la parte più bella della mia vita sportiva. Meglio di ora che non mi manca niente”.
COME SI DIVENTA GRANDI PER BARZAGLI?
“Credo che uno dei valori più importanti sia l’umiltà. Penso di essere diventato quello che sono grazie al lavoro e non al resto. Sono un giocatore medio, sono diventato grande alla Juventus. Essere umile non vuol dire non credere in se stessi, vuol dire essere consapevoli dei propri mezzi. Quando arrivai alla Juve osservai i giocatori più rappresentativi. Sia Pirlo sia Buffon non saltavano mai un allenamento. Il mondo Juve è questo. Alla Juve ci si allena di più”.
ALLA JUVENTUS CAMBIA IL MODO DI VIVERE IL CALCIO
“Sì, non ne vado fiero ma a volte anche mia moglie mi trova assente. Prima ero un giocatore medio e ragionavo in maniera mediocre. Non so cosa sia successo alla Juve… una volta vinto il primo scudetto ho pensato subito al secondo, poi al terzo. Prima, quando affrontavo le grandi, le davo per perse. La Juventus è stata decisiva in questo mio cambiamento di mentalità”.
IL CALCIO PER BARZAGLI
“Il calcio mi ha dato tutto. E’ il lavoro e lo scopo della mia vita. Il calcio lo è sempre stato, lo è di più oggi che da ragazzo. Tutto il tempo perso con mia moglie e i miei figli spero di recuperarlo un giorno. E se oggi sono dove sono lo devo anche a loro”.
SU ALLEGRI
“Il mister è stato mio compagno di squadra sei mesi alla Pistoiese… e oggi si prende il merito del cambio di ruolo. Era ‘acciughino’ per davvero (sorride, ndr)… Allegri dice sempre di aver detto lui, a Pillon, di spostarmi dietro. Mi dice sempre di essere stato lui a consigliarlo”.