Minuto 27, minuto più minuto meno, all’ennesima giocata debole di Rugani, Bonucci sbotta a larghi gesti verso il compagno. Era la terza volta che il passaggio in appoggio non sortiva il benchè minimo avanzamento di mezzo metro. Cuadrado, subentrato ad un Lichtsteiner in preda ad un attacco di gastroenterite, era giò stato costretto ad abbassarsi un paio di volte per ricevere un passaggio in linea dal bel ragazzo ex Empoli. A tutto detrimento della velocità della manovra e della imprevedibilità di essa.
Qualcosa cambia nella ripresa, il ragazzo sembra più intraprendente, fino ad avventurarsi in avanti nella metà campo avversaria. Sia chiaro, gli sfracelli sono ben altra roba, ma almeno provare ad esplorare che cosa ci sia 30 metri più avanti della linea di difesa è un’impresa che dovrebbe essere nelle corde di una promessa del calcio nostrano, già nel giro della nazionale.
I più informati dicono che il ragazzo fatichi ad inserirsi nella disposizione a 3 e che, parole del mister in conferenza stampa pre Pescara, “qui da noi gli abbiamo insegnato l’uno contro uno, perchè lui tendeva ad arretrare sull’avanzamento dell’attaccante”. Eppure la domanda si deve porre: il carattere chi glielo insegna? La ferocia beluina che fa scendere in campo col coltello tra i denti chi gliela tira fuori? Sempre ammesso che faccia parte del bagaglio interiore di un giocatore dotato di tecnica, ma che da sola non basta. Il carattere è come il coraggio e Don Abbondio diceva che: “Il coraggio, uno non se lo può dare”
Insorgono dei dubbi, così come appare sempre più evidente il perchè Rugani venga usato col contagocce. Se solo guardasse la voglia e la dedizione che cala in campo Hernanes, qualche metro più in là, verso il cerchio di centrocampo…
Questo giocatore brasiliano (dotato quindi di piedi buoni) che, arrivato a Torino come ripiego dell’affare Draxer non andato a buon fine, ha da subito dovuto superare l’ostracismo dei tifosi, per aver indossato il nerazzurro l’anno prima. Impiegato pure lui col contagocce, ha dovuto patire le entrate con fischi (demenziali) per poi guadagnarsi la pagnotta tra lo scetticismo imperante. Minuto dopo minuto, gara dopo gara, infortunio di un compagno dopo infortunio di un compagno, l’apporto di Anderson Hernanes de Carvalho Viana Lima è diventato vieppiù utile e palpabile. Ora come ora, Allegri si affida a lui con grande fiducia come nella partita col Pescara, che ha visto anche la consacrazione a giocatore compiutamente juventino, con la benedizione di una rete di ottima fattura.
Hernanes ha conquistato la stima dei tifosi mettendosi umilmente alla loro altezza, accettando di essere fischiato per una serie di prestazioni insufficienti nelle quali lui per primo si sarebbe “autofischiato”. Con quella dichiarazione è scoppiato se non proprio un amore, almeno una profonda stima per l’uomo e di conseguenza per l’atleta.
Da corpo estraneo a migliore in campo. Da oggetto avulso a gladiatore che lotta e combatte su ogni pallone. Ecco l’evoluzione del numeno 11 bianconero. Da qui deve prendere esempio il bel Daniele lucchese; esplodere nella voglia di entrare in un progetto e sentirselo suo, non limitarsi a fare il compitino da…tappabuchi.
Il mondo è sì dei giovani, a patto che lo desiderino con tutte le loro forze. Si brucerebbero sennò, se pensassero che i vecchi siano talmente remissivi da cedere loro il passo. Chiaro Rugani?
Immagini tratte da calciomercatoweb.com e la stampa.it