Sturaro: “La prestazione col Milan rimane”. Ma è proprio necessario?

Sono le parole di Stefano Sturaro a riportarci a Milan-Juventus. Circa dieci anni fa, infatti, perdere a San Siro non avrebbe scaturito poi tanto scalpore per la Juventus. Quella fra zebre e diavoli del resto è sempre stata un classico da tripla in schedina del calcio italiano, anche se il recentissimo bolide di Locatelli che ha steso Madama oggi è in grado di fare notizia eccome, specialmente in virtù di un terzo posto – a meno due dalla Juventus capolista – che ai rossoneri mancava dalla stagione 2012-2013.

CONFORTO DIFESA – Ciò che conforta il popolo bianconero e soprattutto mister Allegri è sicuramente la prestazione della difesa, di fatto mai impegnata severamente nonostante la velocità di Niang, il genio di Bonaventura, la scaltrezza di Suso e la precisione chirurgica di Bacca al tiro. Tutti gli interpreti principali delle sortite offensive rossonere sono stati neutralizzati dall’esperienza di Barzagli, dalla fisicità di Benatia e dal carisma di Bonucci. Segnale che anche una Juve tutt’altro che brillante rimane comunque difficile da battere quasi per chiunque. Perlomeno in Italia.

STURARO 7 - La fotografia di Sturaro potrebbe essere semplicemente rappresentata con l'istantanea del match contro il Real: deviazione in volo con lo scarpino sul colpo di testa di James Rodrigez, mandato sulla traversa. Lì sta tutto Sturaro, giocatore costantemente in crescita, vero setaccio del centrocampo bianconero, capace di unire quantità a tantissima qualità. Questa stagione è iniziata con un assist al bacio in Supercoppa, vinta con la Lazio, e si è appena chiusa (momentaneamente) con il gol al Palermo. Continuando così la Juve si troverà un degno erede di Conte (il giocatore, ovviamente) a rinforzare la linea mediana del campo.LA SODDISFAZIONE INSODDISFACENTE DI STURARO – Tuttavia in tempi di crisi, anche a fronte di un flash incoraggiante, diviene difficile rimanere soddisfatti, specie dalle parti di Torino in cui l’abitudine ad ammazzare i campionati ha generato un’idea di corazzata che ha trovato effettivo riscontro nell’ultimo quinquennio. Dovrebbe saperlo ormai bene anche Stefano Sturaro, in bianconero dal 2 febbraio 2015 e protagonista di prestazioni importanti come in occasione della semifinale di Champions League 2015 contro il Real Madrid a Torino e l’ottavo disputato contro il Bayern Monaco a febbraio 2016 sempre allo Stadium. In un’intervista rilasciata a Jtv, Sturaro ha parlato di sconfitta tutto sommato meritata, ma anche di “una prestazione che comunque rimane e da cui bisogna ripartire”. E, a tal proposito, sarebbe opportuno augurarsi proprio che non sia così. Del resto, al di là della sconfitta, l’amaro in bocca post-Milan è rimasto proprio a causa della brutta prestazione sciorinata fra le mura della “Scala del calcio”, che nel secondo tempo specialmente ha visto una Juve evanescente in attacco e macchinosa nella manovra, affidata alla regia del nascosto Hernanes ed alle verticalizzazioni-poco verticali e al contempo decisamente prevedibili di Miralem Pjanić, di fatto apparso troppo discontinuo in questo avvio di stagione. Sono proprio prestazioni del genere, dunque, che in realtà andrebbero accantonate alla svelta anziché difese.

Banner-Editoriale-Rocco-CreaLA POCHEZZA DI SAN SIRO – Stride parecchio, dunque, la definizione dell’ultima prestazione da parte del centrocampista bianconero, che non corrisponde alla realtà dei fatti. A questo punto, senza mezzi termini, sarebbe lecito chiedersi (e chiedergli) quale partita in realtà abbia visto Sturaro. Quella del Meazza non è assolutamente una prestazione da salvare e da cui ripartire, considerato come unico e vero pericolo causato soltanto il tiro da fuori di Khedira allo scadere. Il Milan ha sicuramente condotto una gara tutto cuore, grinta e di eccellente organizzazione tattica. Tuttavia si è dimostrato tecnicamente inferiore anche rispetto ad una Juve “influenzata”, nonché incapace di suscitare anche solo l’impressione di poter fare male. Nel processo di maturazione di Sturaro in bianconero forse resta da affinare ancora qualcosa, anche perché accontentarsi della pochezza messa in mostra a San Siro genera un forte contrasto con l’obiettivo societario di tentare la scalata alla coppa dalle grandi orecchie. E lì si che servono ben altre prestazioni.

Rocco Crea (Twitter @Rocco_Crea)

 

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