L’evoluzione di un giovane fenomeno

L’estate 2016 verrà sicuramente ricordata negli annali del mercato pallonaro come quella del trasferimento più costoso avvenuto all’interno degli italici confini, clamoroso non solo dal punto di vista economico ma anche mediatico, ovvero quello che ha portato Higuain a smettere la maglietta azzurra del Napoli per indossare quella bianconera più prestigiosa, con tutto il rispetto per Udinese, Cesena, Ascoli e via di seguito. Trasferimento talmente clamoroso che ha oscurato altre due operazioni almeno altrettanto importanti dal punto di vista sia tecnico che economico, ovvero gli acquisti di Pjanic e Pjaca, un importantissimo e affermato metronomo di centrocampo il primo, un semisconosciuto talentuoso giovane offensivo il secondo.

L’ARRIVO TRA LE CRITICHE – Un’operazione simile a quella che ha portato il croato alla Juve questa estate era già stata portata a termine nel 2015, quando per una cifra analoga, siamo intorno ai 25 milioni per entrambi, la Juve andò a strappare al Porto l’esterno brasiliano che risponde al nome di Alex Sandro. L’operazione venne criticata da più parti per una serie di motivi infinita, i principali dei quali erano due. Intanto il fatto che la Juve stesse trattando in parallelo Siqueira, che per quanto specie di meteora del nostro campionato veniva ritenuto più affidabile proprio perchégià conosceva la serie A, e soprattutto l’aspetto economico dell’operazione. Lo stesso Siqueira sarebbe arrivato per una cifra intorno agli 11-12 milioni, esattamente la metà di quella spesa per il brasiliano, e al di là del confronto tra i due una cifra del genere per un esterno, o se preferite un terzino sconosciuto ai più sembrava davvero un’esagerazione. Soprattutto di fronte ad altre operazioni davanti alle quali la Juve si tirò indietro per un prezzo ritenuto troppo elevato associato a giocatori che venivano considerati dai giornali molto più forti o comunque più determinanti per ruolo, età, eccetera. Marotta però sapeva di avere per le mani un potenziale fenomeno del ruolo e con l’avvallo della società ha tirato dritto per la sua strada.

LA CRESCITA COSTANTE – Arrivato alla Juve e scelto il numero 12, cosa abbastanza anomala per un giocatore di movimento considerando che fino a pochi anni fa era prerogativa del portiere di riserva, le prime prestazioni dell’esterno brasiliano non avevano incantato, facendo rimuginare qualche tifoso; allo stadio abbiamo sentito più di una volta frasi tipo: “ma davvero abbiamo speso 25 milioni per questo qui? Bah!”. Non che facesse niente di drammatico, ma nemmeno niente di trascendentale per giustificarne l’investimento. In realtà, come tutti i giocatori e sopratutto i sudamericani che arrivano nel nostro campionato, ha solo dovuto capirlo e adattarsi. Il lavoro sapiente di Allegri nel disciplinarlo tatticamente ricorda quello fatto in parallelo sull’altra faBanner_editoriale_Dario_Ghiringhelli1scia con Cuadrado. Adattatosi al modulo e al gioco lo abbiamo visto per tante e tante partite saltare l’uomo con facilità, creare superiorità numerica e sfornare cross meravigliosi che spesso i compagni hanno poi concluso a rete, da Mandzukic a Morata ai vari centrocampisti in inserimento, uno su tutti quello proprio per Cuadrado nel derby vinto all’ultimo respiro che diede il via alla rimonta pazzesca dello scorso anno. E così anche quest’anno il numero 12 sta continuando la sua crescita, è uno dei pochissimi che sta sfoderando partite sempre sopra la sufficienza anche in questo periodo in cui la Juve gioca non benissimo, corre per tre e soprattutto ha integrato il suo repertorio con una importantissima e diligentissima fase difensiva che nei primi tempi un po’ mancava.

CORSA SULLA FASCIA – L’ombra di Evra, che inizialmente lo soffocava un pochino, adesso sembra non dare più fastidio a questo ragazzo che sta davvero convincendo tutti, al punto che ormai lo si considera esterno mancino tra i migliori d’Europa, secondo solo ad Alaba. Non solo, spesso i due giocano in contemporanea e succederà sempre di più se si completerà il passaggio al 4-4-2. Il tempo è dalla sua, la tecnica e la corsa anche, potrebbe diventare il migliore del suo ruolo se continuerà a seguire i dettami tattici di un calcio che forma da sempre i difensori migliori. La fase d’attacco ce l’ha nel sangue, il dribbling pure, e noi ci godiamo quella sua corsa facile sulla fascia mancina anche nelle serate di difficoltà, come successo ieri sera dove è stato sicuramente uno dei migliori della Juve.

Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)

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