E’ un lunedì mattina, il giorno più odiato da Garfield.
Quale modo migliore di cominciare la giornata se non telefonare a Marino Bartoletti, il baffo più famoso d’Italia? Qualcuno potrebbe pensare molti, ma noi preferiamo partire con le Paralimpiadi.
“Mi hanno entusiasmato: ci sono dei contenuti che vanno oltre a quelli che noi tutti ci possiamo aspettare; c’è una forza, una voglia di vivere, una fame che dovrebbe essere un esempio per tutti. Vedere quello che hanno fatto Alex (Zanardi) e Bebe (Vio). Dovrebbe essere una lezione per tutti gli italiani, non per gli sportivi: andare oltre a una natura che sembra aver dato loro dei limiti ma che in realtà non ha dato.”
Da Rio de Janeiro a Roma il passo è breve?
“Dovrebbe vergognarsi chi si oppone al ritorno delle olimpiadi in Italia, negando a questi atleti la gioia di poter fornire queste prestazioni all’interno del proprio paese. Questo passo lo ha fatto chi non ha le gambe. Sarebbe bello che chi ha le gambe questo passo lo faccia, al di là di tutti i problemi che conosciamo, delle prudenze che dobbiamo usare, ma dire un no per dire un no… a questo punto meriterebbe qualche riflessione in più, secondo me fa soltanto vergognare chi lo dice tanto per”.
Torniamo ad argomenti più da Rompipallone, quindi parliamo di pallone: ieri è caduta la Juve, è caduta la Roma, il Napoli è in testa… è cambiato qualcosa oppure è sempre la Juventus la favorita?
“Non cambia molto, tieni presente che il primo mese di campionato, è uno storico impostore, ci sono degli assestamenti che non vanno mai valutati di settimana in settimana: le valutazioni non possono e non devono cambiare, anche se sicuramente la sconfitta della Juve è sorprendente. E’ nella logica di chi dice che la forza della Juve è la fame, ma questa fame la deve sempre riconfermare, e sarà una vera difficoltà per Allegri. Fame che finora non aveva dimostrato l’Inter, soprattutto per la superficialità dei suoi dirigenti, che non hanno ancora trovato la strada giusta ma che manda in campo un organico non inferiore alle altre, lo abbiamo detto fin dall’inizio. E’ evidente che doveva trovare l’orgoglio, e l’orgoglio è arrivato contro gli offriva la prova dell’esame di maturità. La Juve resta la favorita, il Napoli la prima concorrente. La partenza di Higuain non è uno scandalo, ma una spalmatura di responsabilizzazione all’interno della squadra. Un po’ come quando hai in squadra Ibrahimovic: la sensazione è che ci sia sempre qualcuno che ti tolga le castagne dal fuoco. Partito il demiurgo, gli altri si sono sentiti più responsabilizzati, come se avessero un senso di servitù in meno nei confronti di qualcun altro. In più è arrivato questo Milik, che non segnerà come Gonzalo, ma ha un dato anagrafico che può dare molte certezze”.
In questa settimana l’Inter si è fatta riconoscere non solo per le prestazioni sul campo ma anche per la maglietta che ha indossato in Europa League. Pure la Roma ieri ha stupito con il suo completino. Si potrebbe dire, come una canzone di Marcella Bella, “fa chic”?
“La Roma ha rispolverato il completo del Barcellona di due anni fa… ma effettivamente ci sono delle derive schizofreniche, pensavo che l’LSD fosse passato di moda. Sarà un caso, ma l’Inter ha cominciato a vincere quando è tornata a vestire nerazzurro. Una squadra si deve riconoscere guardando la sua storia, magari dico delle banalità, ma ci deve essere una forma di identificazione in queste squadre, senza più bandiere, leader, un capo storico, punti di riferimento… lasciamogli le maglie, perbacco. C’è una canzone che ha vinto Sanremo nel 1962, ‘I colori dell’Arcobaleno’ di Nicola di Bari. L’arcobaleno lasciamolo alla fantasia di tutti, e non ai disegnatori di maglie”.
Qual è la tua opinione riguardo alla possibilità di un nuovo campionato mondiale per club?
“Mi sembra che il calendario sia intasatino. Quando si parlava tanti anni fa di campionato europeo per club tutti si mettevano a ridere, ma ormai si sta facendo: adesso non c’è più il campione della nazione, ma altre tre o quattro squadre che arrivano per diritto divino. Della Confederation Cup, parlando di nazionali, non si sentiva la necessità, come per tante altre cose. Finiscono non soltanto per comprimere l’anno, che resta fatalmente di 365 giorni, alcune volte 366, ma alla fine si toglie valore a quelle che sono le manifestazioni vere. Mi sembrano frazionamenti inutili per assegnare titoli non indispensabili. E’ un voler spalmare la passione per il calcio nel mondo, ma che potrebbe portare a derive abbastanza pericolose, ad esempio la supercoppa italiana che si giocherà in Qatar, dove d’ora in poi si faranno chissà quante manifestazioni, sempre a inseguire il denaro. Prima ti dicevo del primo mese che è un impostore, questo è dovuto anche alle preparazioni che fanno le nostre squadre, che passano luglio-agosto in top class, o almeno me lo auguro, in giro per il mondo. Non si prepara così un campionato. Poi l’allenatore non deve frignare se i giocatori gli scoppiano in primavera”.
Un’ultima domanda: quando possiamo ritrovarti in televisione?
“Assolutamente non presto. Ma non dipende solo da me, dipende anche da chi mi invita”.
Signori della tv, cosa state aspettando? Un curriculum?
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