Nessuna pressione, nessuna responsabilità. Paulo Dybala aveva iniziato la partita di ieri sera con la sua Argentina, valida per le qualificazioni mondiali, come solo la Joya sa fare, tocchi morbidi, un palo e tanti applausi. L’attaccante argentino è un predestinato, presto diventerà il faro della sua nazionale, a cui tiene tanto. Paulo lo sa, inizia la gara con la sua solita eleganza, con il piglio del bambino che immagina l’orgoglio del padre che lo guarda dall’altro mentre gioca e rappresenta il suo paese.
L’INASPETTATO. E’ quasi finito il primo tempo quando Dybala entra in tackle su un calciatore avversario, ammonito. E’ il secondo giallo, espulso. E’ stata una frazione di secondo, Dybala realizza ma è fuori. La Joya istintivamente si copre il volto con la maglia e scoppia in lacrime. L’Argentina vincerà la partita uno a zero con il solito gol di Messi, ma tutti negli occhi hanno le lacrime dell’attaccante bianconero. Prima ammonizione inesistente, la seconda sacrosanta. Messi lo consola subito e urla verso l’arbitro “ingiusto!”, lo stesso fa Di Maria. I 43mila dello stadio Malvinas di Mendoza mentre la joya abbandona il campo in lacrime urlano tutti il suo nome “Dybala, Dybala”.
PRECEDENTE ILLUSTRE. Il destino a volte sa essere davvero beffardo. Dybala come Messi, ancora una volta. La pulce nella sua prima gara in assoluto con la maglia dell’Argentina, il 7 agosto del 2005 contro l’Ungheria, fu espulso dopo 40 secondo per una gomitata rifilata a Vanczák. Si potrebbe fare un film, dal titolo scontato “Dybala come Messi”, magari siamo solo ai primi atti, il futuro è tutto da scrivere. In bianconero ovviamente.
Aristide Rendina