Se questo è un gioco… Vedendo la povera zebra arrancare mestamente sul terreno del fatiscente impianto partenopeo ed i suoi Fallaci tentativi di arginare un declino più roboante di quanto fosse ragionevole supporre, la tentazione di iniziare queste righe parafrasando il titolo del meraviglioso libro scritto dalla grandissima Oriana è stata invincibile.
Quella che le menti napoletane amano pensare come la “madre di tutte le partite”, l’ Evento con la “e” maiuscola, è stata per la Juve una banale perdita di tempo sul tracciato che la porterà inesorabilmente al cambio di guida tecnica perché, a dispetto di quello che Mr. Serenità contrabbanda con manierata disinvoltura, la crisi bianconera non è limitata ai soli deprimenti risultati.
Quelli sono semplicemente le metastasi. La malattia era iniziata da tempo, ma un potente analgesico ne aveva contraffatto la gravità inquinando la lettura di ogni referto; bene, ma non benissimo, giacché agli sguardi più attenti certi sintomi non erano sfuggiti. Ora che quel medicinale viene assunto per Boca ( Juniors ) da altri, con tanti saluti all’ effetto placebo, la patologia è esplosa in tutta la sua virulenza, chiara a chiunque non rifiuti di accettarla nascondendo la testa sotto la sabbia, frangente che espone peraltro le terga al vento…
Nei voti degli ottimisti ad oltranza, la gara del San Paolo doveva rappresentare per Madama la svolta decisiva di un campionato iniziato per tutti, tranne che per lei; ebbene, a modo suo lo è stata, ma nel senso più conseguenzialmente logico.
Opposta ad un Napoli grintoso e traboccante buona volontà nell’ applicare gli scolastici dettami del suo nuovo profeta, l’ ottava Juve di stagione è stata sovrastata fisicamente, caratterialmente e sul piano tecnico-tattico. La sconfitta, meritatissima, non si è evoluta in disfatta solo per una caratura vesuviota sì modesta, ma non al punto di farsi contagiare dalla totale confusione che impazzava tra le file bianconere.
Gli Allegri boys sono oggi una rappresentativa senza capo né coda, indipendentemente dagli uomini impiegati e dal modo in cui vengono disposti in campo, tra i quali, il peggiore è certamente quello comunemente detto a “rombo”, che sulle rive del Po è sempre stato oggetto di mutazione in sogliola e che l’ allenatore (?) continua a proporre nonostante non disponga di interpreti adeguati alla bisogna.
Posto che ne esista una, è ormai impresa ardua individuare quale potrebbe essere la miglior formazione possibile alla quale affidarsi per porre finalmente fine alla girandola di scelte astruse che, al netto degli infortuni non traumatici, ha trasformato un giocattolo bello e perfettibile in uno scombiccherato rottame senza gioco, idee, personalità e perversamente votato a ridimensionare anche le qualità individuali dei suoi componenti migliori.
Nello squallido teatrino pulcinellesco, anche le certezze consolidate o presunte tali hanno imboccato una deriva apparentemente irreversibile; perfino l’ ultimo argine, Buffon, si è consegnato all’ anonima mediocre normalità che attanaglia da tempo, tra gli altri, un Pogba diventato pernicioso in qualunque zolla lo conducano le sue lunghe leve.
Subire goal a seguito di errori non provocati o per la scorretta lettura di elementari trame avversarie è ormai una costante, così come l’ irritante tendenza a regalare una frazione di gioco e la successiva arruffata reazione esercitata per rimediarne gli effetti; tutta colpa di un centrocampo mediocre e sistematicamente abborracciato? Assolutamente no; non occorre aver frequentato le aule di Coverciano per imputare l’ imperante pressapochismo ad una disorganizzazione sempre più caotica ed alla dispersione di ogni risorsa morale atta a minimizzarne le conseguenze.
Nelle prime sei partite di questo miserabile torneo Allegri ha sbagliato tutto il possibile ed in una sola occasione, dopo lo scempio nell’ Olimpico giallorosso, ha avuto l’ onestà intellettuale di assumersi le proprie responsabilità, in tutte le altre circostanze ha preferito giustificare prestazioni vergognose addebitandole ai giovani, alle distrazioni ed alla sfortuna; qualcuno gli ha pure creduto e forse, purtroppo, gli crede ancora.
La sua acclarata proclività a far danni ogni qualvolta debba attingere alla farina del suo sacco è peraltro aggravata dalla colpevole incapacità dirigenziale di supplirne le mancanze con l’ autorevolezza e la competenza che la situazione richiederebbe.
La Juve è allo sbando. Una fuoriserie diventata macchina agricola perché affidata ad un conducente d’ autobus. Poiché “Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che lo ha creato” ( A. Einstein ) è doveroso intervenire quanto prima per cercare di salvare il salvabile.
Come? Invitando Massimo Carrera a dimettersi dallo staff di Italpalla per affidargli l’ ingrato compito di gestire la transizione sino ad Europei 2016 conclusi. Dopo, a Torino lo sanno ormai anche i sassi, la panchina zebrata riaccoglierà il suo mai abbastanza rimpianto proprietario e negli uffici di corso G. Ferraris si insedierà un nuovo Direttore Generale.
Fino ad allora o meglio, “finoallafine” di questo strazio, occorre aver tanta pazienza e nessuna aspettativa. A sud del 52° parallelo non si adombreranno se, dopo aver salvato la loro stagione, prendiamo temporaneamente in prestito una frase molto in voga da quelle parti per sintetizzare il momento: “Adda passà ‘a nuttata”. Sappiamo che è ancora lunga e densa di tribolazioni, ma siamo altresì consapevoli che quando giungerà l’ ora più buia, sarà proprio quella che precede l’ alba.
L’ auspicio è di festeggiarla con intatta dignità.
Ezio MALETTO ( Twitter @EzioMaletto )