La Juventus è riuscita a sporcare la strepitosa striscia che le ha permesso di centrare la sua storica, seconda “manita”, con una prestazione imbarazzante e, per larghissimi tratti, davvero inguardabile.
Sul terreno dello stadio Bentegodi in Verona è scesa, in punto di fatto, la squadraccia che nelle prime dieci giornate illuse le comprimarie del campionato di poter vivere una stagione meno avvilente del consueto.
L’inutile confronto con la già retrocessa formazione scaligera ha confermato, esaltandoli, tutti i limiti di una formazione senza adeguate alternative ai mammasantissima della terra di mezzo e che, in assenza di Pogba, denuncia, oltre all’assoluta assenza di idee, una devastante mediocrità in fase di rifinitura.
Il ritmo dopolavoristico; l’incapacità di far ripartire l’azione con soluzioni diverse da iniziative personali improntate al trascinamento a testa bassa della sfera; una circolazione lenta e perciò prevedibile della stessa, peraltro infarcita di errori tecnici non provocati, insieme alle esibizioni individuali parecchio scoraggianti di taluni, segnatamente Sturaro e Asamoah, hanno prodotto un’infelice parodia dell’onnivora compagine che ha saputo sbranare il torneo anche in forza di motivazioni chiaramente svanite a missione compiuta.
Juve troppo brutta e incompleta per essere vera, d’accordo, ma è inaccettabile portare a spasso uno scudetto fresco di conio con un atteggiamento così superficiale e rimediare siffatta figuraccia al cospetto di un’avversaria forse migliore di quanto recitato dalla graduatoria, però palesemente inferiore e ciononostante apparsa in alcuni momenti addirittura irresistibile.
La premiazione, con annessa coriandolata e tour de la ville di sabato prossimo non aiuterà il mantenimento di una tensione adeguata ad avvicinare con il giusto spirito la finale di Roma, che in assenza di tre titolari fondamentali, non può e non deve essere sottovalutata e/o approcciata in preda alla cosiddetta sindrome da pancia piena; altrimenti, per quanto le corna del diavolo siano spuntate e arrugginito il suo forcone, il rischio di concedergli non solo le pentole, ma pure i coperchi, diventerebbe esponenziale.
Cosa fatta capo ha, e per quanto ogni sconfitta, all’ombra bianconera della Mole implichi i crismi dell’intollerabilità, meglio che Madama vi sia incappata in una circostanza che la esenta da spiacevoli ripercussioni pratiche.
Cionondimeno, il richiamo ai doveri imposti dalla casacca da parte di chi è preposto s’impone, così come non è meno cogente la necessità di evitare la scorretta sopravvalutazione di un organico che, allo stato dell’arte, non è ragionevolmente attrezzato per supportare le sbandierate velleità di gloriosa esportazione.
È pertanto auspicabile che la sessione corrente di mercato, pur non ancora ufficialmente aperta, sia orientata ad acquisire i diritti alle prestazioni di pedatori in possesso di un profilo ad alta gradazione qualitativa. Se davvero il dado delle ambizioni extra peninsulari è stato tratto, il brodo non può più prevedere troppi ingredienti poveri, giacché, con essi, certi appetiti possono essere certamente leniti, ma altrettanto sicuramente, mai saziati.
A buon intenditor…