Vinti i cinque scudetti consecutivi, in casa Juve è già tempo di (solita) programmazione futura. I bianconeri come sempre in vantaggio sulle altre concorrenti – a gennaio – hanno già blindato i migliori giovani talenti che il nostro campionato può offrire. Ora il mercato si fa importante e bisogna comprare bene per migliorare questa rosa e renderla imbattibile anche in ambito europeo. Ma gli obiettivi di questo campionato non sono ancora finiti e lo stesso Allegri è intento a preparare, nei minimi dettagli, la finale di Coppa Italia contro un tempestoso Milan. Programmazione, raggiungimento degli obiettivi prefissati, ambiente saldo, unito e sereno. Questi sono stati gli ingredienti principali del successo di questa stagione juventina.
Cose che di fatto sono mancate ad un Napoli vittima di sé stesso. Troppo bello da vedere, poco concreto nella continuità di risultati. I nervosismi interni e le solite polemiche arbitrali hanno fatto il resto. Oltre ai partenopei troviamo una Roma che è riuscita ad aggiustarsi in corsa con il dualismo Totti-Spalletti, spesso sfociato in toni alti e burrascosi. Poi c’è l’Inter. Doveva arrivare tra le prime tre per assicurarsi un posto in Champions, è stata prima in classifica nella prima parte di campionato. Ora si trova al quarto posto, risultato che si commenta da solo.
In ordine di arrivo si può fare un confronto con solo queste tre squadre. Anche perché in casa Milan tira una brutta aria: azionisti di minoranza infuriati con la dirigenza e la stessa che probabilmente può vendere il club a cordate cinesi. La Juve Made in Italy vince, convince e ha il meritato rispetto internazionale. Nel Belpaese si pensa solo alle chiacchiere invece di cercare di capire come imitare un modello unico, serio e importante come quello bianconero.
Carlo Carillo
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