Cinque volte di fila. È tra le leggende, quelle immortali, questa Juve: s’è presa il suo posto, di forza e di talento, e ora è solo suo. È questo il profumo della gloria, che riempie i polmoni della Signora: come sempre, più di sempre. Quel profumo, quasi sfumato nella pioggia di Reggio Emilia, oggi è più forte che mai: inebria, esalta, magari stordisce. Ma adesso è il momento di respirare quest’aria d’altura inarrivabile, con un senso di gioia mistico. E senza paura di ubriacarsene, guardandosi fieri negli occhi.
È stato un cammino arduo e tortuoso, quello che ha portato fin quassù: è iniziato in salita, che è parsa pure troppo ripida per essere scalata. Era fine ottobre, a pochi giorni da Halloween, ma i mostri bianconeri s’erano fatti vivi: avevano la faccia di Berardi e Sansone e il fetore dei bassifondi della classifica. S’erano pure divertiti, in tanti e ancora tanti: è finito il dominio – odioso – della Juve, andavano ripetendo, finalmente appagati da un perpetuo senso di frustazione. E quella Signora brutta, antipatica e ladra era diventata d’un tratto simpatica, docile, quasi da far tenerezza.
Ma la Juve non è squadra come le altre: ha un’anima, forgiata in oltre un secolo di storie e successi, che trascende da dirigenti, allenatori e calciatori. E proprio in quell’anima s’è accesa una scintilla, nel derby d’andata contro il Torino, che è poi diventata una fiamma sempre più maestosa. Ha arso vivo ogni avversario, lasciando solo un cumulo di cenere, quella fiamma: una marcia inarrestabile, parzialmente rallentata in una sola occasione – a Bologna -, ma che rimarrà negli annali. Come questa squadra, d’altronde, capace di rinnovare la tradizione del Quinquennio d’oro: quella Juve fu la prima grande del calcio italiano, che fece in un certo senso nascere il mito bianconero. Buffon e compagni l’hanno eguagliata e, ora, puntano pure a superarla.
Sì, senza presunzione: con la dolce consapevolezza della propria superiorità. Se ne daranno di definizioni, ma questo è prima di tutto lo Scudetto dell’annichilmento: nonostante un inizio terribile e avversari che si sono ancora superati, con poche chance di ripetersi in futuro, la Juve ha vinto di nuovo con un distacco netto. Netto, come il solco tecnico e progettuale che s’è creato tra la Signora e il resto del campionato: pensavano di affossare una Leggenda, nel 2006, ma la Fenice bianconera s’è rialzata e, ora, domina imperiosa i cieli d’Italia. Per chissà quanto ancora.