Paolo Bertini, ex arbitro di Serie A e Uefa torna a parlare ai microfoni del Corriere dello Sport sullo scandalo Calciopoli, che l’ha visto uscire assolto dopo 9 anni di inferno. L’ex arbitro sembra molto amareggiato asserendo: “Lo sapevo anche dieci anni fa che ero innocente, ma ora è stato certificato pure dalla giustizia, tutta insieme, quella sportiva e quella penale. Bene, chi mi restituisce quello che ho perso?”
Bertini continua definendo l’intera inchiesta frutto di tre paradossi. Il primo: “La Federcalcio? Dopo avermi assolto, si è presentata come parte civile contro di me nel processo di Napoli. Vi pare normale?”, continua poi: “Mi sono potuto difendere grazie all’avvocato Messeri, che per me è solo Mauro ed è mio cugino. […] E’ stato lui a dirmi: questo è un processo “prescritto” prima ancora di nascere, devi decidere tu.”. Infine l’ultimo paradosso: “Per avere la normalità, cioè per vedermi riconosciuto quello che la Cassazione stessa ha sottolineato dovesse essere evidente già in primo grado (la piena assoluzione, ndr) ho dovuto fare lo straordinario. Mi sono dovuto comportare come un folle, perché solo un folle rinuncia alla prescrizione”.
Non smentisce comunque la presenza di “una serie di rapporti, magari sconvenienti, ma c’erano e lo sapevano tutti. Perché con il sorteggio, con due designatori voluti da squadre diverse, era necessario tenere i canali di comunicazione aperti, ce lo disse direttamente il presidente Carraro.”. Infine gli è stato chiesto se dopo i fatti del 2006 avesse più arbitrato una partita di calcio: “Due volte un triangolare di vecchie glorie dell’Arezzo e a Milano Marittima il beach soccer. Una cosa questa storia non ha rovinato: la passione per il calcio, ne sono ancora innamorato“.