Ieri davanti a 20mila persone in visibilio il numero 24 dei Los Angeles Lakers ha dato l’addio al basket. Il suo nome è Kobe Bean Bryant, il suo ruolo è la guardia, i suoi primi canestri li mette a segno in Italia tra le fila di Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia, prima di trasferirsi con tutta la famiglia negli States e scrivere la storia del basket. Nel suo palmares leggiamo a referto 5 anelli della Nba e due ori olimpici con la nazionale. Il suo soprannome è Black Mamba e ieri sera nella sua ultima apparizione sul parquet di Los Angeles ha piazzato 60 punti in faccia agli avversari di Utah.
Un campione, un idolo per un’intera generazione, uno dei migliori interpreti di quel meraviglioso sport dalla palla a spicchi. Sarà ricordato tra i migliori e non il migliore perché purtroppo sulla sua strada e nella sua carriera ha dovuto incrociare colleghi dal calibro di Magic Johnson e Micheal Jordan che rimarranno sempre e per sempre i migliori.
Il passo di addio del Black Mamba è stato l’evento sportivo per eccellenza della scorsa notte, e molti vip e campioni dello sport hanno assistito alla partita tra i Lakers e i Jazz. Tra i 20mila dello Staples Center però c’era un ospite particolare, un campione assoluto, un amico di Kobe, che non ha potuto fare a meno di essere presente alla sua ultima apparizione in campo. E forse si è immedesimato anche nella sua parte, forse proprio perché quella scena l’aveva vissuta in prima persona, forse perché è e resterà immenso proprio come Kobe.
Parliamo del Capitano, del numero 10 della Juventus, di chi ha vissuto le stesse emozioni il 13 maggio 2012 davanti ai 41mila dello Juventus Stadium, di colui che quel giorno dopo aver segnato il goal numero 290 con la maglia della Juventus, ha pianto sul bordo di una balaustra insieme a milioni di tifosi sparsi in Italia e in tutto il mondo. Parliamo di Alessandro Del Piero, soprannominato Pinturicchio dall’Avvocato Agnelli in una calda estate del 1995 per la sua straordinaria capacità di dipingere traiettorie ad effetto (il famoso “tiro alla Del Piero”), parliamo del Capitano della Juventus per 12 anni consecutivi, che in una fredda serata del novembre del 2008 ha fatto alzare in piedi in una memorabile standing ovation gli 80 mila del Bernabeu dopo aver firmato una doppietta, che ieri si è ugualmente emozionato nel vedere il suo amico Kobe dare l’addio allo sport che ama.
Due amici a confronto, due campioni assoluti che hanno scritto pagine memorabili del calcio e del basket che magari fra qualche giorno ritroveremo insieme in un ristorante o in un fast food mentre davanti ad un piatto di spaghetti o ad un hamburger guardano le repliche di un Juve-Real o Lakers-Celtics, e magari provano anche le stesse sensazioni che abbiamo provato noi per decenni grazie a loro: brividi sulla pelle…
Francesco Pellino
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