La volata finale si gioca tutta su un sottile equilibrio, tecnico e mentale. I valori calcistici sono già stati ampiamente espressi durante la stagione, quello che invece emerge solo ora è un aspetto più animalesco, se si vuole, più istintivo, ma altrettanto importante. Come ogni animale, l’uomo è dotato di istinto di sopravvivenza, di freddezza e concentrazione “extra” che si scoprono nel momento cruciale, quello del bisogno. Come in ogni animale, però, c’è anche l’aspetto emozionale, quello che blocca le scelte, quello che inibisce la capacità di reazione e non fa muovere le gambe. C’è la paura.
Questi due aspetti costituiscono anche il pacchetto di variabili che possono subentrare nello sport, che esso sia di squadra o singolo. Non ne è esente il calcio, ovviamente, disciplina nella quale una giornata storta, divorata dall’angoscia, può rovinare il lavoro di un anno, figlio di talento, sacrificio, applicazione.
La partita di ieri sera col Milan rappresenta, dal punto di vista tecnico ed emozionale, un crocevia importante per la caccia al titolo numero cinque. A livello ambientale non era semplice portare a casa la vittoria, contro un avversario ferito e con la voglia di appendere al muro una testa di animale preso a caccia, da abbinare ad un trofeo, la Coppa Italia del 21 maggio. Alex al minuto 18 porta in vantaggio il Milan, grazie ad un errore difensivo su calcio piazzato. Distrazione, paura, panico? A Napoli ci avranno sperato, senza dubbio.
La rabbia, la forza animale escono con quel duello fisico di Mandzukic su Romagnoli, un contrasto che permette poi a Morata di confezionare un assist, proprio per lo stesso croato. Destro e 1-1, risposta importante, prima della fine del primo tempo. La lucida reazione trova gloria poi nella ripresa col 2-1 di Pogba, rete decisiva ai fini del risultato.
Con questo successo sono 22 risultati utili di fila, con 21 vittorie. “La Juventus è un macchina“, si dice. Come se fosse programmata, scissa dalla paura e trascinata solo da un obiettivo; talmente decisa che perde l’aspetto umano ed animale, diventando un computer, inarrestabile. Non è così: la Juventus è un gruppo di ragazzi con una testa solidissima, matura, responsabile e consapevole. Il fine da conseguire è comune, la paure di ognuno sono emarginate, messe in un angolo, gestite con serietà e freddezza.
Non è una macchina, ma un animale dominante, in cima alla catena alimentare. Il predatore Alfa.
Roberto Moretti
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