Il figlio d’arte Timothy Weah in una lunga intervista ha fatto il punto della situazione in casa Juventus e si è espresso su Dusan Vlahovic.
Dopo la rete contro il Como che ha inaugurato la nuova stagione di Serie A per la Juventus, Timothy Weah non si è più fermato: 4 reti e 2 assist nelle prime 12 di campionato. Numeri davvero importanti per l’esterno che si sta ambientando sempre meglio e nella posizione affidatagli da Motta sta rendendo ai massimi livelli.
Ma non è finita qua. La duttilità dell’americano è davvero pazzesca. Nell’allenamento di mercoledì, in cui la Juventus ha disputato un’amichevole contro l’Under 17, Thiago Motta ha sperimentato Timothy Weah come punta centrale, una mossa che ha dato ottimi risultati: lo statunitense ha segnato due gol, dimostrando di avere il fiuto da bomber. Ovviamente sabato se la dovrà vedere con i difensori del Milan ma a San Siro quest’anno ha già segnato e vuole rifarlo contro la ex squadra del padre.
Weah si racconta: “Qui per vincere”, poi su Vlahovic
Lo stesso attaccante ha rilasciato una lunga intervista a Il Giornale dove ha parlato della Juve e non solo: “Sono pronto. Lavoro per questo, per dare sempre il meglio. Rispetto all’anno scorso siamo più giovani, ma anche più forti. Abbiamo delle notevoli potenzialità. Dobbiamo lavorare e pensare a fare del nostro meglio, a fine stagione vedremo dove siamo arrivati. Il ruolo non mi spaventa, ho giocato tante volte centravanti nel PSG, poi fu Emery a spostarmi esterno, per sfruttare la mia velocità. La fascia sinistra, perché posso rientrare e calciare col destro. Ma gioco dove mi dicono che serve“.
Sulla professionalità di Vlahovic, ha affermato: “Le mie caratteristiche sono differenti da quelle di Dusan, che è un professionista pazzesco, bravissimo in tutte le cose che fa. Lavora sempre al massimo, dal campo alla palestra“.
Poi sugli episodi di razzismo: “Gli stadi italiani sono peggiori. Ricordo bene cosa è capitato a Maignan un anno fa, ma gli episodi sono anche altri, meno conosciuti. Fuori, personalmente non ho mai vissuto esperienze negative, ma io sono visto innanzi tutto come un calciatore”.
Infine, su papà George: “Per me è papà, non George Weah. So che è un mito, anche se l’ultima volta che è venuto a Torino, siamo usciti e dei tifosi hanno chiesto il selfie a me e non a lui, erano giovani e non l’avevano riconosciuto. Ci sentiamo sempre, guarda tutte le mie partite insieme con la mamma”.