Una Supercoppa Italiana conquistata i primi di agosto. Un solo punto sui nove disponibili in campionato. La Juventus arriva così alla sfida di Champions contro il Manchester City, che aprirà il cammino europeo degli uomini di Allegri. Per analizzare questa sfida fondamentale per il percorso bianconero, l’inizio tutt’altro che esaltante in campionato e altre vicende legate alla Juventus e non, noi di SpazioJ abbiamo contattato Nicola Legrottaglie, ex difensore bianconero e della Nazionale Italiana e attuale tecnico dell’Akragas.
La Juventus ti ha acquistato dal Chievo nel 2003 e, dopo due stagioni non proprio esaltanti e due anni di prestito tra Bologna e Siena, torni alla casamadre nel 2006, anno che coincide con la questione “Calciopoli”. Come hai vissuto quella vicenda e, soprattutto cosa ti ha spinto a scendere insieme alla Juventus tra i cadetti?
Io l’ho vissuta come una tappa della mia vita. Il calcio è fatto di cose belle, però a volte si presentano situazioni che non ti aspetti, non desideri. Io le ho affrontate nella maniera più giusta possibile. Quel periodo ha coinciso con una mia scelta personale di vita, che mi ha rigenerato. Le situazioni negative portano grandi opportunità di crescita, o almeno io l’ho presa così. Calciopoli è capitata in un periodo particolare della mia vita. Per me non è stato un caso. Era giusto ripartire da zero. La Juventus aveva bisogno di giocatori per affrontare il campionato di Serie B ed io ho sposato il progetto senza alcun problema, con molta convinzione. E alla fine è andata bene.
Gli anni in cui ti sei affermato, calcisticamente parlando, con la Juventus e con la Nazionale, hanno coinciso con il tuo avvicinamento alla fede e l’entrata a far parte dell’associazione “Atleti di Cristo”. C’è stato un momento della tua carriera in particolare, che hai superato grazie alla fede?
La mia vita adesso è fondata sulla fede. Prima senza questi principi, insegnamenti di vita, facevo questo percorso con “ignoranza”. Adesso, al di là della vittoria e della sconfitta, si ha un equilibrio maggiore, che ti permette di affrontare ogni situazione, positiva o negativa che sia. La fede è un principio di vita, la vivi in ogni settore: calcio, relazioni sociali. Io ho fatto parte di questa associazione per intraprendere, insieme ad altri sportivi, un percorso importante, per dare a questo sport dei messaggi altrettanto importanti.
La Juventus, dopo quattro anni a livelli incredibili, si ritrova a dover sopperire a due sconfitte e un pareggio, alle prime tre partite di campionato,al ridimensionamento di quel famoso gap colmato dalle dirette concorrenti al titolo e ad un girone di Champions tutt’altro che semplice. Considerando anche la rivoluzione a livello di organico dei bianconeri, che sensazioni hai per la stagione che sta per entrare nel vivo e come giudichi le operazioni di mercato che hanno stravolto la rosa bianconera?
Io non capisco tutte queste affermazioni negative nei confronti della Juve. Ha perso due partite, ma questo non significa che stia facendo un campionato negativo. Il campionato è appena iniziato. Bisogna aspettare che questi giocatori nuovi si integrino bene nel gruppo di lavoro, negli schemi di Allegri, e non è semplice. Io non parlerei di crisi, ma parlerei di un “momento di transizione”. Sono sicuro che già nella sfida contro il City sarà un’altra Juventus. Non è una tragedia, ma è solo un normale appagamento che porta a qualche settimana di transizione, considerando anche i tanti volti nuovi. Sono d’accordo con i giocatori della Juventus quando contestano i tifosi, perchè è assurdo sentire fischi allo Juventus Stadium dopo solo tre partite. Dovrebbero vergognarsi. Questi giocatori si sono sempre dimostrati grandi professionisti e hanno portato la Juve a grandi livelli. Quindi, sentirsi fischiare, dopo poche gare giocate, è veramente il colmo. Bisogna cambiare questa cultura in Italia. I veri tifosi devono applaudire la squadra, soprattutto quando le cose vanno male.
Antonio Conte dopo tre anni con la Juventus, tre scudetti vinti e tante soddisfazioni, ha deciso di intraprendere la carriera di C.T. della Nazionale italiana. Da due anni a questa parte, anche tu sei entrato a far parte della schiera degli allenatori. Cosa pensi della scelta di Antonio Conte di dedicarsi così presto alla guida di una nazionale? Inoltre, secondo te, nell’Italia vista nelle ultime uscite, c’è già l’impronta di Antonio Conte?
L’impronta di Conte si vede subito. Anche se i giocatori della Nazionale hanno qualche difficoltà, non allenandosi quotidianamente, all’arrivo a Coverciano sanno già cosa vuole Conte. Per me ha fatto bene ad accettare l’incarico. Un’occasione del genere non può che essere sfruttata. Anche io avrei accettato la guida della Nazionale. Antonio è già un allenatore affermato, ha vinto tanto. Secondo me, farà un grandissimo europeo. Conosco le sue qualità, il suo carattere e sono certo che trasferirà alla Nazionale questa sua voglia di vincere. A mio avviso, possiamo parlare di Antonio Conte, solo come uno dei migliori allenatori in circolazione.
La Juventus sta per affrontare il City di Pellegrini, orfano del suo giocatore migliore: Agüero. Considerando anche le altre due squadre del girone: Siviglia e Borussia Mönchengladbach, come vedi il cammino europeo dei bianconeri quest’anno, dopo una finale conquistata l’anno scorso e la perdita di leader fondamentali, come ad esempio Tevez, che in campo europeo possono fare la differenza?
La Champions League è difficilissima, tutte le partite sono toste. Credo che anche il Siviglia non sia una squadra facile da affrontare, in un girone di Champions. La Juventus dovrà superarsi. Ci sarà bisogno di una grande partita da parte dei bianconeri. Per quanto riguarda il City, abbiamo già giocato in Inghilterra in passato e abbiamo sempre fatto grandi prestazione, senza lasciarci spaventare dal calore dello stadio, dall’ambiente. Credo che la Juventus farà una grande prestazione, anche se, sulla carta, loro sembrano un pò più avanti sia sul piano del gioco, sia su quello atletico, però ribadisco il mio pensiero: la Juventus farà un’ottima gara.
Adesso parliamo della tua squadra: l’Akragas. Squadra neopromossa in Legapro quest’anno, che ha deciso di puntare su giocatori dalla grande esperienza come Capuano e Almiron e ad un allenatore giovane come Nicola Legrottaglie. Dai giocatori presi e da quelli accostati si capisce che stiamo parlando di una società che ha un progetto da consolidare negli anni avvenire. Quali sono i vostri obiettivi per questa stagione?
Sicuramente di salvarci e di rimanere in Lega Pro. Questi sono gli obiettivi della società. Poi inizieremo a puntare a qualcosa di più importante per l’anno prossimo, conoscendo meglio la categoria, i giocatori e potremmo essere più attenti sul mercato nelle scelte da compiere. Quest’anno è un anno di transizione. Dobbiamo fare bene, salvarci e iniziare a mettere le basi per quello che è il nostro progetto: lottare per la Serie B nel giro di 3-4 anni.
A Nicola va un sincero ringraziamento da parte di tutta la redazione di SpazioJ.
Intervista realizzata da Gennaro Bianco.