Una Juve come sempre solida, ben ordinata in campo e con un’altissima concentrazione per tutti i 90 minuti risolve la pratica Empoli con il minimo sforzo. I toscani, si sa, giocano a calcio, con tocchi ravvicinati cercando la verticalizzazione. Un gioco fatto di scambi veloci e sovrapposizioni dei terzini.
Allegri ci pensa tutta la settimana, prova Pereyra trequartista, ma l’argentino non è al massimo della condizione e di lucidità. Si vede. Il modulo cambia. Si parte con la difesa a 3 e il tucumano retrocede a centrocampo con il compito di stringere e allargarsi a seconda della situazione di gioco. Pogba leggermente più avanzato con licenza d’uccidere.
Giampaolo legge bene la gara e piazza Bittante come terzino. Il laterale destro nella prima frazione fa una buona gara contenendo con grande fisicità il numero 10 bianconero. Il tecnico dell’Empoli mischia ancora bene le carte e cerca di allargare sempre il gioco per far correre la Juve. I ragazzini avversari corrono e tanto. La difesa a 5 bianconera regge. Allegri ci ha preso ancora una volta.
Chiellini si fa male. Bisogna cambiare e in fretta. Il tecnico livornese passa a 4, ma fa entrare Cuadrado per due motivi: per contenere le sgroppate di Mario Rui (l’intesa tra il colombiano e lo svizzero ha funzionato perfettamente) e ripartire in velocità quando il portoghese lasciava sguarnita la fascia di competenza.
Se uno guardasse solo il risultato e i dati relativi al possesso palla potrebbe pensare che la Juve, forse, non meritava la vittoria. Un grosso errore. L’Empoli, ingarbugliata perfettamente dal conte Max, non si è mai, o quasi, resa pericolosa. Un possesso palla vano senza la possibilità di verticalizzare o arrivare sul fondo senza che non ci fosse un raddoppio della difesa juventina. Il solo gol della Juve è un caso. L’incrocio dei pali di Morata, i vari contropiedi sbagliati, gli errori di Zaza e Asamoah potevano regalare un successo ben più ampio ai bianconeri. Allegri ha vinto di nuovo.
Alberto Gencarelli