Genio e sregolatezza, basterebbero questi due sostantivi per descrivere Domenico Berardi, numero 25 del Sassuolo nonché punta di diamante del lussuoso “parco giovani” Juventino.
DECIDE LA JUVE – Nonostante le smentite di rito della dirigenza del Sassuolo, la Juventus è a tutti gli effetti in pole position nella corsa al gioiellino calabrese, infatti, pur non essendo la detentrice del cartellino (ora completamente in mano al Sassuolo), può sfruttare la famosa “recompra” in stile Morata per accaparrarsi le prestazioni di uno dei giovani più promettenti della serie A. L’aspetto economico, però, non è l’unica questione a tenere banco negli uffici di Corso Galileo Ferraris.
Il ragazzo è forte e ha classe da vendere, un piede sinistro che ricorda quello dei migliori del passato ma un carattere che ne limita l’esplosione definitiva. Quest’ultimo, sembra essere lo scoglio più grande ai fini di un esito positivo della trattativa; Marotta, Nedved e Paratici tengono costantemente sotto osservazione il ragazzo, annotandone pregi e difetti. Se dovessimo sbirciare sull’agenda dei tre boss Juventini troveremo quasi certamente dei pro e dei contro, che potrebbero essere più o meno questi:
PERCHÉ SÌ – Perché Berardi è un ala vera, un fantasista quasi d’altri tempi. Dribbling, destro e fantastico sinistro; corsa e ripiegamenti: è un giocatore moderno e formato da un allenatore che prepara e costruisce giocatori mentalmente e tatticamente (Di Francesco). Ha 21 anni ed ha già segnato più di trenta goal in serie A, in sole due stagioni, di cui una (l’attuale) ancora in corso. I più maliziosi ne hanno confrontato la media realizzativa con ex giovincelli d’oro del calibro di Messi e C. Ronaldo: guarda un po’, Domenico ce l’ha più alta di tutti loro. Il paragone è azzardato e forse fuori luogo, vedendo come sono continuate le carriere di quei due mostri sacri, però è un segno di quanto sia alto il suo potenziale.
In una papabile Juve 2k17 di certo non sfigurerebbe, aiutato dal folto gruppo di campioni di cui è formata la rosa bianconera, potrebbe tirare fuori il meglio di sé (vedi Zaza) fornendo alla squadra una più che valida alternativa sulla destra e in attacco. Il maestro Arrigo Sacchi lo ha definito “un giocatore di grandissimo talento, un calciatore che gioca con e per la squadra a tutto campo e tempo” e Allegri (almeno per una volta) è d’accordo.
Nel mercato estivo scorso sembrava quasi che il tecnico livornese lo preferisse a Zaza, arrivando a chiederlo esplicitamente alla dirigenza, che però decise di lasciarlo maturare un altr’anno in provincia (e con il senno di poi, l’ex gemello del goal Lucano, non ha fatto rimpiangere la scelta societaria).
PERCHÉ NO – Nella storia (diciamo da George Best in poi), genio e sregolatezza hanno segnato la carriera di decine e decine di giocatori in tutto il mondo. Coloro i quali hanno avuto la forza e l’intelligenza di lasciare da parte i difetti caratteriali, sono diventati veri e propri crack; chi invece si è lasciato sopraffare dalla follia, intesa come unica via per la felicità, si è visto passare sotto gli occhi occasioni su occasioni non sfruttate che ne hanno segnato negativamente il prosieguo della carriera.
Sono casi alla Balotelli e Cassano (giusto per fare due nomi a caso) a destare i maggiori sospetti in casa bianconera. I “colpi di testa” di Domenico, infatti, ricordano molto quelli dei due colleghi, famosi più per le sbandate dentro e fuori dal campo che per dribbling memorabili o goal decisivi; eppure, a 20 anni erano considerati entrambi potenziali fuoriclasse. Alla Juve, si sa, certi comportamenti non sono accettati. Lo stile Juve, quello insegnato e dimostrato dagli Agnelli e Boniperti prima e dai vari Del Piero, Buffon e Trezeguet poi, è la vera prova di maturità per meritarsi la pesantissima casacca bianconera. E qui, c’è ancora da lavorare.
Un’altra ragione per cui la Juve potrebbe decidere di lasciare la presa, potrebbe rispondere al nome di Cuadrado. Il prestito secco e il probabile arrivo di Conte a Stanford Bridge non danno garanzie di permanenza l’anno prossimo. Se il colombiano, però, dovesse rivelarsi ancor più decisivo di quanto lo sia già stato, meritando quindi uno sforzo da parte dei vertici bianconeri per trattenerlo, allora ecco che per Berardi si potrebbe profilare un rischioso testa a testa nel ruolo di esterno destro. Questo però sembra essere ostacolo assai minore.
In conclusione, la tentazione c’è, ed è molto forte; in casa Juve il ricordo di un campione che giocava più o meno in quella zona di campo (solo a piede invertito) è fresco, tutti sperano in un nuovo numero dieci capace di aizzare la folla bianconera come faceva quel ragazzo di nome Del Piero, con quel suo piede destro che pennellava traiettorie perfette. Toccherà a Berardi il difficile compito di emulare l’ex capitano e leggenda bianconera? Il futuro è dalla sua parte, il destino è nelle sue mani (e nella sua testa).
Sempre che si svegli col piede sinistro; quello giusto.
Pietro Pregnolato