Ritorna l’esclusivo appuntamento targato SpazioJ.it con il noto scrittore e giornalista di fede bianconera, Principio Paolino, che si concede ai nostri microfoni per una chiacchierata sulle vicende calcistiche juventine.
“Uscire a testa alta”, “andarci vicino” e “sfiorare l’impresa” sono parole che non trovano posto nel vocabolario di Madama, ma è doveroso applaudire tecnico e allenatore per quanto mostrato. La tua analisi della gara di ritorno con il Bayern? Come direbbe qualcuno, fa più il destino o la volontà?
La nostra volontà è stata eccezionale, ma il destino ci ha fatto ritrovare in una situazione tutt’altro che congeniale. E il problema non risiede solo nelle condizioni che abbiamo trovato in Germania. Il calcio italiano non conta più nulla, ormai il potere politico ed economico è concentrato nelle mani di poche società. E non mi riferisco solo agli episodi più eclatanti, a gol annullati o a gomitate in faccia non viste, ma anche a qualcosa di molto più subdolo. Parlo della gestione intera della partita, dell’assegnazione dei falli e della distribuzione dei cartellini. Di giocatori che vedono condizionata la propria prestazione perché si ritrovano un giallo ridicolo sul groppone. Abbiamo finito la gara con sette ammonizioni, eppure non mi pare che abbiamo solo picchiato. Abbiamo dato spettacolo e a tratti dominato. La storia è stata la stessa dell’andata ma anche della finale con il Barcellona. Il movimento intero deve crescere, invece qualcuno preferisce addirittura fare turnover nelle gare internazionali. Solo la Juve fa da traino, scontrandosi con la parte parassitaria dell’Italietta calcistica in cui opera. Si continua ad avere una mentalità ottusa, sembra che non ci sia la voglia di migliorarsi. Tanto, per provare il godimento puro, basta aspettare proprio le nostre disgrazie. Facciamocene una ragione, siamo circondati dai parassiti. Ma, stando così le cose, la Champions anche per noi è ingiocabile. Grazie al modulo impiegato da Allegri, la Juventus ha finalmente trovato la quadratura giusta anche in campo internazionale, trovando un assetto che consente di limitare gli avversari sia sulle fasce sia sulle vie centrali e, soprattutto, permette di essere pericolosissimi in contropiede. D’altronde, Barcellona escluso, in pochissimi sono riusciti a tenere testa al Bayern all’Allianz Arena, costringendo addirittura i tedeschi a cercare il lancio lungo. Ritengo che gli aspetti tattici siano molto importanti, ma questa Juve nelle ultime due stagioni è cresciuta tantissimo soprattutto sul piano della mentalità. Ha acquisito una straordinaria consapevolezza di sé, gioca più tranquilla e senza timori, è riuscita ad assurgere a una solida dimensione internazionale. Di conseguenza anche il livello di gioco si è innalzato in maniera vertiginosa. Inoltre, pure gli avversari blasonati ci temono e ci rispettano molto di più. Ancora non riesco a capire se è più grande la soddisfazione per aver spaventato e messo sotto uno squadrone di extraterrestri come il Bayern o la delusione per un’eliminazione del tutto immeritata. Comunque sia, con dieci euro Allegri continua a mangiare benissimo nei migliori ristoranti d’Europa.
Forse ciò che è mancato realmente alla squadra è un centravanti capace di finalizzare ogni occasione a sua disposizione. Non ce ne voglia Mandzukic, che fa un lavoro importantissimo per la squadra, né tantomeno Morata o Zaza, ma forse negli ultimi tempi i nostri attaccanti raccolgono molto meno di quanto si semina…
Un bomber da trenta o più gol a stagione ovviamente fa sempre comodo e in effetti abbiamo un parco attaccanti che spesso si fa apprezzare per altre peculiarità rispetto alla finalizzazione. Certo è che se Morata riuscisse a essere sempre così devastante come è stato a Monaco, probabilmente tutta la squadra, che già sviluppa una rilevante manovra offensiva, ne beneficerebbe moltissimo anche sul piano realizzativo.
Vista la situazione di emergenza che si è venuta a creare con gli infortuni di Marchisio e Dybala, la Juventus ha richiamato alcuni giocatori da Viareggio, tra cui spicca il nome di Clemenza. Il classe ’97, trequartista naturale, da qualche mese è stato spostato in cabina di regia con ottimi risultati. Può essere una carta interessante in chiave futura?
Si tratta di una soluzione tattica che nel recente passato ha cambiato in meglio la carriera di alcuni giocatori, speriamo possa portar fortuna anche a Luca Clemenza. Allorché ho avuto modo di seguire la Primavera quest’anno, devo dire che mi ha fatto un’ottima impressione pure il terzino destro catalano Pol Lirola.
Domenica alle ore 15 la Juventus affronterà il Torino, autore fino a ora di un campionato non proprio esaltante. Che partita ti aspetti?
Il Toro si è ritrovato a disputare un campionato senza obiettivi e, per questo, alquanto anonimo; viaggia in una posizione di classifica relativamente tranquilla ma anche troppo distante dai sogni europei. Però contro di noi solitamente sa ritrovare gli stimoli. Dal canto nostro, mi aspetto una Juventus decisamente arrabbiata.
Gianluigi Buffon, protagonista del tuo ultimo libro “La Juventus di Buffon”, è a soli tre minuti dal record di Sebastiano Rossi…
L’ennesimo passo verso la leggenda da parte di Gigi. Sarebbe il giusto riconoscimento per un uomo e un atleta fantastico, del resto mica stiamo parlando di uno che l’anno scorso portava le borracce a Neuer.