Ora il pensiero può dolcemente defluire verso la sfida dell’Allianz Arena, senza interferenze e/o turbative relative agli affari interni. La Juventus ha infatti, seppur di misura, regolato il Sassuolo e consumato l’ultima rivincita che il campionato le proponeva, perché, come noto, dalla serata di Reggio Emilia in poi non ha più dovuto chinare il capo al cospetto di alcuna avversaria.
La vittoria, conseguita ancora una volta mantenendo la porta immacolata, ha altresì permesso al grande G. Buffon di avvicinare sensibilmente il record d’imbattibilità detenuto da S. Rossi, ormai distante soltanto altri quattro minuti e alla squadra di allungare provvisoriamente il proprio vantaggio sul Napoli, che nel posticipo domenicale affronterà un Palermo devastato dalla sconsiderata gestione di Zamparini.
Che l’incontro con la banda Di Francesco non sarebbe stato una passeggiata di salute era ampiamente preventivabile. A dispetto delle assenze che ne hanno minato il potenziale, i neroverdi, occasionalmente presentatisi con la terza casacca, hanno confermato il momento di grande spolvero di cui erano accreditati e costretto con crescente aggressività la capolista a un ultimo terzo di gara affannoso e, come al solito, malamente gestito, durante il quale il preoccupante calo della lucidità ha esasperato i limiti tecnici e psicologici di un complesso che, se sopraffatto nell’impeto, arretra troppo il proprio baricentro e rinuncia con inquietante pervicacia ad ogni velleità di possesso della sfera.
Tuttavia, l’immancabile cono d’ombra in cui gli zebrati si sono rifugiati per difendere uno striminzito raccolto, non può e non deve obnubilare quanto di buono avevano, talvolta pure intenzionalmente, combinato in precedenza.
Schierati con una versione molto offensiva del modulo prediletto, cioè con A. Sandro e Cuadrado contemporaneamente in campo, i bianconeri hanno disputato una frazione d’apertura discretamente brillante e poco ascrivibile alla scelta emiliana di non erigere barricate; in punta di fatto, in ossequio al Sacchi pensiero, almeno per un tempo hanno vinto, convinto e divertito.Molto determinata a chiarire immediatamente chi e perché comanda, Madama ha iniziato pigiando l’acceleratore a tavoletta e in virtù di una linea difensiva eccezionalmente più alta del consueto, nell’ambito della quale Rugani, finalmente, palesava maggior sicurezza, precisione e spirito d’iniziativa, consentiva a Dybala, affrancato dalla stremante necessità di retrocedere troppo per ricucire la manovra e procacciarsi palloni giocabili, di spendere freschezza e talento nelle faccende per le quali è davvero versato: sabotare i reparti arretrati altrui con giocate d’alta scuola e finalizzazioni da antologia.
L’esibizione della Joya è stata veramente superna, mentre ammirevole, per quanto non premiata dalla soddisfazione personale, deve essere ritenuta la prestazione di Mandžukić: il croato non ha disposto di occasioni per violare il perimetro di Consigli, ma si è prodigato a più non posso in un pressing asfissiante su chiunque gli capitasse a tiro. La gente ha apprezzato, tant’è che a ogni sua chiusura a tutto campo sono corrisposti applausi a scena aperta.
Quanto agli altri, note di merito per il brasileiro di fascia e per il colombiano in affitto, che per diventare davvero devastante dovrebbe però migliorare seriamente la sua scarsa predisposizione a scodellare cross veramente efficaci.
Purtroppo, ma non è una novità, a una buona semina non è seguita adeguata corrispondenza di segnature, sia per l’acclarata insufficienza delle rifiniture che per deficiente istinto omicida; è una pecca non da poco. Una formazione di livello deve riuscire a vincere anche siglando reti “normali”, giacché confidare sempre e solo nella prodezza individuale dei più dotati è estremamente pericoloso…
Ribadito che a questo punto della stagione è assolutamente giusto che la sostanza possa andare a scapito della confezione, non si può sottacere l’inesistente contributo apportato tanto all’una quanto all’altra del damerino madrileno, irritante nella sua pretestuosa ambizione di superare in proprio accerchiamenti insormontabili e di voler concludere da posizioni decisamente improbabili.
La sensazione che il ragazzo sia più adatto a contesti meno tatticamente accorti della SerieA è ormai ineludibile e, nello specifico della partita in disamina, assai più propedeutico sarebbe stato l’ingresso in campo di Zaza invece del suo.
Si va quindi a Monaco di Baviera con la consapevolezza che ogni errore implicherà il pagamento di un dazio maledettamente oneroso e con la determinazione di chi non può accettare che la nuova escursione in Cruccolandia coincida con un altro capolinea.
In tutta franchezza, di un’eliminazione a testa, cosiddetta alta, ci cala meno di nulla, anzi, per una volta vorremmo che anche dall’Europa sgorgassero le tre livorose paroline che gli antijuventini del Bel Paese amano snocciolare per darsi conforto, cioè: “la Juve ruba”.
Se così dev’essere, così sarà. All’uopo, poiché la natura di certi incroci non richiede una particolare preparazione, auspichiamo che mr. Allegri dedichi i giorni dell’attesa alla lucidatura del suo stellone, ne servirà tanto, ma proprio tanto.
Ezio MALETTO ( Twitter @EzioMaletto )