La parola “plusvalenza” è entrata a far parte di prepotenza del mondo juventino a causa dell’Inchiesta Prisma, la quale ha cambiato radicalmente la stagione della squadra bianconera. Il corso della giustizia ha portato all’addio del presidente Andrea Agnelli, sostituito freneticamente da Ferrero.
Sul caso plusvalenze si è interrogato anche Tuttosport, che ha deciso di parlare del tema con il consulente legale della Juve, Lorenzo Pozza: “La valutazione di un calciatore dipende da moltissimi aspetti e, a differenza di altri beni, non esistono modelli valutativi codificati di generale accettazione per la valutazione di un calciatore“.
Sulla scelta di una società di puntare su una giovane promessa, Pozza dichiara: “Nell’acquisto di un giocatore molto giovane vi è una componente di scommessa rilevante. Un po’ come investire in start-up, alcune non sbocciano, ma quelle di successo sono in grado di ripagare anche gli investimenti fallimentari, che fanno parte del gioco e devono essere accettati“.
Per Pozza: “Esiste un mercato in grado di esprimere valori attendibili”
Il consulente bianconero durante l’intervista paragona il mercato dei giocatori a quello dell’arte: “I giocatori sono dei pezzi unici, un po’ come le opere d’arte. Ciò non di meno è possibile esprimere valutazioni affidabili. Da approfondimenti che ho potuto svolgere è emerso che giocatori simili vengono compravenduti a prezzi simili. Questo dimostra che esiste un mercato in grado di esprimere valori attendibili“.
Si è parlato tanto delle plusvalenze fittizie e dei loro benefici sui bilanci. Ma sono davvero tali o rischiano di rovinare le liquidità di una società? Su questo tema, Pozza dichiara: “Non credo che una gestione competente possa pensare di fare bilanci con plusvalenze fittizie. Le plusvalenze originate dal solo scambio di calciatori non generano flussi di cassa ma modificano il reddito e il patrimonio solo nel breve termine. Nel medio termine infatti eventuali plusvalenze gonfiate generano maggiori costi e future misusvalenze“.