Leonardo Bonucci ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano La Repubblica per ricordare Gianluca Vialli, scomparso a 58 anni dopo aver lottato per cinque anni con un cancro al pancreas:
“La sua figura è stata fondamentale per ripartire e per ricostruire una mentalità vincente. Lo posso dire a chiare lettere e con cognizione di causa: lui ci ha dato qualcosa in più. La sua leadership. Il suo carisma. Con l’autorevolezza e nello stesso tempo con l’umiltà, quando faceva i discorsi alla squadra e quelli individuali ti lasciava sempre una sensazione che nessun altro avrebbe potuto trasmetterti. Lui era stato indubbiamente un grande giocatore. Però sentivi di trovarti di fronte anche a un grande uomo“.
Bonucci continua: “Meno di un anno fa, quando fallimmo la qualificazione al Mondiale, dovevamo andare in Turchia a giocare una partita dolorosa. La mattina dopo, al rientro da Palermo, mi si avvicinò e mi disse parole che non dimenticherò mai. Mi disse: «Guarda, Leo, adesso siamo noi da soli di fronte alla realtà e nessuno ci può tirare su, se non lo facciamo da soli. Pensa alla mia vita: ho vissuto l’apice del successo e ora devo combattere la malattia. Ma io non mollo e così deve fare la Nazionale. Dipende solo da noi: dobbiamo guardare alla ricostruzione. Ora che Chiellini lascia, tu diventerai l’esempio che tutti dovranno seguire. E io sarò accanto a te, aiuteremo tutti a ricostruire, a riportare l’Italia dove merita di stare»”.
“Sono sincero, chiunque arriverà al suo posto non potrà mai essere come lui: è stato un uomo unico. Per me lui era il capitano della mia unica Coppa Campioni, un simbolo della Juve, della leadership: il Campione. Da bambino, nel 1996, scesi in strada a Viterbo a festeggiare“.