Gianluigi Buffon è stato decisivo questa sera contro il Sassuolo. Il rigore che ha parato ha affossato i neroverdi e ha permesso alla Juventus di portare a casa la partita. Ai microfoni di DAZN ha parlato dopo la fine del match:
Nel pre gara cercavo di mettere pressione a me stesso perché non posso approcciarmi alla gara in maniera superficiale, senza pubblico mi sono dovuto inventare qualcosa. Non mi serve un altro addio con i tifosi, sono contento di quello di due anni fa che è stato magnifico e averne un altro sarebbe stato imbarazzante.
La frase “ho tolto il disturbo“? Era un’affermazione di umiltà: anche se sono da 20 anni alla Juventus ho sempre servito la società, i tifosi e i compagni come se fossi l’ultima ruota del carro. Ho scritto quella frase perché alcuni pensano che una primadonna vuole avere l’ultima parola su tutto ma non è così: alla Juventus ho dato tutto e se sono ancora qui è per lei, per la Juventus.
Il problema di quest’anno è stato la discontinuità e deriva dalle caratteristiche individuali di ognuno di noi. Abbiamo perso cinque punti con la Fiorentina e altri cinque con il Benevento, partite che prima come squadra non perdevamo mai: la differenza con il passato non è abissale, con dieci punti in più lotti per lo Scudetto.
Con chi mi ero arrabbiato dopo il gol? Con l’arbitro: gli avevo detto “fischia” cinque secondi prima e lui ha lasciato correre, poi abbiamo preso gol, e io non voglio mai prendere gol! Io sono tornato alla Juventus per mettermi alla prova come uomo, sono sempre stato un leader e un giocatore di spicco della squadra, confortando i giocatori che non giocavano e portando la loro negatività a diventare positività: mi sono voluto trovare nei loro panni, misurarmi e pesarmi, e alla fine di questi due anni posso dire di essere felice della scelta. Ho dato sempre il meglio di me e posso dire a chiunque “sta in panchina” perché in panchina ci sono stato pure io. Futuro? Mi prendo 20-25 giorni e vedo come mi si sedimenta dentro la proposta che una squadra mi fa, e ne ho ricevute molte.