Cambiare tanto, nel calcio, non è mai facile. Lo è ancora di meno dopo aver vinto tanto e aver quasi raggiunto un traguardo storico, quasi miracoloso. Questione di riconoscenza, di cuore e, perché no, di paura. L’esempio dell’Inter è ancora fresco: dopo aver conquistato il triplete, i nerazzurri non colsero la palla al balzo e scelsero di puntare ancora sugli stessi uomini, giustamente appagati dalle vittorie. Ma la Juventus, dimostrando grande coraggio e lungimiranza, ha scelto un’altra strada: la rivoluzione, dopo aver sfioriato la Champions League e aver conquistato quattro Scudetti di fila.
I bianconeri hanno detto addio, in una sola estate, a tre pilastri come Pirlo, Vidal e, soprattutto, Tevez: l’argentino, più di tutti, era stato il trascinatore della Signora, salvo spegnersi gradualmente verso la fine della stagione. Quando è emerso con decisione Alvaro Morata, unico superstite dell’annata scorsa nell’attuale attacco bianconero. Ma hanno salutato Torino anche elementi preziosi per lo spogliatoio, per esempio Storari e Pepe. Ricostruire, insomma, non era facile.
E, infatti, a inizio stagione la Juve ha sofferto: sconfitte, prestazioni da dimenticare, difficoltà nel trovare un assetto definito. Tanti problemi che, messi insieme, avevano creato una situazione surreale: la maglia della Vecchia Signora pesa, pure tanto, e mettere dentro dieci nuovi elementi sotto i 25 anni può essere una scommessa rischiosa. “Dybala è forte, sì, ma…”, era una delle lamentele di settembre, che oggi lascia posto a ben altri commenti: la Joya è il simbolo della rinascita juventina, si è preso alla grande l’eredità dell’Apache.
Ha messo a segno ben tredici reti, un ottimo bottino considerando quanto detto in precedenza. Ma se la Juve è ancora in corsa sui tre fronti che la vedono impegnata, il merito è anche degli altri arrivati in estate: il settanta percento delle reti stagionali – 35 su 50 totali – sono firmate da nuovi acquisti. Mandzukic, sbloccatosi dopo le prime difficoltà, è a quota nove e Zaza, seppur non sia titolare, ha timbrato il cartellino in sei occasioni e, ora, Allegri si batte per farlo rimanere.
Se proprio c’è qualcosa che non va, là davanti, è il “vecchio”. Alvaro Morata, autore l’anno scorso di quattro gol a questo punto della stagione, è fermo a una rete. E, considerando il talento dello spagnolo, non ci si può accontentare. Nel complesso, l’attacco bianconero non fa rimpiangere quello dell’anno scorso – dati alla mano, hanno segnato lo stesso numero di reti -, ma l’apporto del numero nove è ancora importante e può proiettare questa squadra a nuovi traguardi.
Felice Lanzaro (@FeliceLanzaro)