Maurizio Sarri ha fallito. L’epilogo di ieri sera a questa funesta stagione, dentro e soprattutto fuori dal campo, non poteva essere più simile all’andamento dell’intera annata: una Juventus prigioniera di sé stessa, avanti solo per inerzia e a sprazzi, aggrappata disperatamente alla giocata del singolo senza alcun tipo di filosofia di gioco.
Non si può dare un giudizio complessivo ad un anno calcistico oggettivamente strano e particolare, ma il campo ha parlato già a dicembre. Il fallimento di Sarri è stato palese fin dalla Supercoppa Italiana ed è poi proseguito negli sciagurati (per il mondo) mesi successi.
Del “Sarrismo” abbiamo visto poco o nulla. Qualche mese fa il sottoscritto scriveva “della mano di Sarri abbiamo visto l’andata contro il Napoli, qualcosa contro l’Atletico Madrid, l’azione del gol di Higuain contro l’Inter e i quarti di Coppa Italia contro la Roma. Il resto è praticamente il nulla“. Purtroppo niente è cambiato.
Sarri si è presentato in conferenza stampa sostenendo di puntare tutto sul bel gioco e i giocatori di classe come Dybala e Pjanic: quest’ultimo avrebbe dovuto toccare “150 palloni a partita” e ci è arrivato vicino finché poi è stato il tecnico a tirare i remi in barca.
L’allenatore non ha più sviluppato nulla della sua filosofia quando è apparso chiaro che la squadra non lo seguiva più. Non è riuscito a imporsi, non è riuscito a rendere assimilabili per la Juventus concetti che avrebbero far dovuto piegare campioni assoluti come Cristiano Ronaldo, e non è riuscito a dare nulla di sé.
Rispetto alle scorse stagioni questa squadra non ha fatto paura a nessuno: ha vinto il campionato per manifesta inferiorità altrui e anche grazie ad una rosa larga e piena di campioni, ma difficilmente in altre annate tali caratteristiche avrebbero pesato sulla lunga (la Lazio non aveva coppe europee e pareva lanciatissima a febbraio).
Le imbarcate prese nelle ultime partite erano oggettivamente frutto di poca condizione, assenza di lucidità e mancanza di tranquillità, ma l’allenatore doveva essere in grado di mettere la squadra in condizione di chiudersi e di portarle a casa. Invece ogni avversario, anche il modesto ma volenteroso Sassuolo, sapeva che sul 2-0 per i bianconeri i giochi erano ancora aperti. E per il tifoso della Juventus se non è blasfemia poco ci manca.
Le attenuanti per il tecnico non mancano: la squadra era “vecchia“, lui era al primo anno e il mercato non è stato condotto su sua indicazione. Forse però è il caso di soffermarsi a pensare su quello che poteva essere e non è stato perché nessuna giustificazione basta a diminuire la portata del materiale a disposizione.
Il problema di Sarri è stato dichiarare di voler fare la rivoluzione per poi non crederci fino in fondo. La squadra si è persa e solo per colpa sua. Nessuno è riuscito a imporsi tranne due campioni come Cristiano Ronaldo e Paulo Dybala, di gran lunga i salvatori della patria.
Dell’atteggiamento di questa squadra si salva poco e delle dichiarazioni di Sarri neanche questo. Se il tifoso della Juventus ha una colpa è quella di averci creduto, ma ora è il tempo per il mister di assumersi le sue responsabilità: doveva vincere, e ha fallito; doveva imporre la sua filosofia, e ha fallito; doveva convincere, e ha fallito.
Cosa possiamo dire a Sarri? Maurizio, ci prendiamo le nostre colpe, ma ora prenditi le tue.
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